Quelle che oggi si innalzano sono quelle voci dal cratere che sembrano arrivare dalle profondita’ della terra, voci sussurrate, voci rassegnate, voci cariche di speranza, la speranza che deriva dal legame forte con la proprie radici che non si vogliono abbandonare. Sono le voci di coloro che non si sono mai allontanati, che hanno scelto le tende, le roulotte, i capannoni utilizzati normalmente come ricoveri per gli animali, sono quelli che in parte oggi sono nei nuovi villaggi, in parte, nonostante tutto, sono tornati nelle case lesionate perché non hanno diritto ai M.A.P, o si sono costruiti da soli una casetta di legno pur di continuare a vedere quelle montagne e quei paesaggi che sono parte di loro.
Sono le voci degli anziani che disperano di poter tornare nelle loro case, che guardano con occhi umidi i loro paesi morti, che ogni giorno aprono la porta della loro “vera abitazione” e contemplano la distruzione sognando la vita che era, magari con meno comodita’, senza caldaia, senza lavastoviglie, ma tanto non la sanno usare, con la compagnia di un fuoco sempre acceso che adesso possono solo ricordare.
Sono le voci di chi fatica a trovare un passaggio per poter arrivare alla posta per ritirare la pensione o pagare una bolletta, perché i servizi non ci sono più, sono decentrati, irraggiungibili per chi non guida. Sono le voci di coloro che ogni sabato aprivano le imposte delle loro case-rifugio, attendevano con ansia quel momento di fuga dal caos cittadino per ritrovare le atmosfere autentiche che solo i borghi d’Abruzzo, con colori diversi in ogni stagione, possono dare.
Tutti vorrebbero fare, ricostruire, ritornare, ma nessuno può muoversi. Eppure passando per le vie ed i vicoli di molti piccoli paesi i danni non sembrano così catastrofici, qui non ci sono cumuli di macerie da rimuovere e smaltire se non in qualche realta’ del fondo valle aquilano, qui le infrastrutture non hanno subito danni, gli impianti sono integri, non sono necessarie mega opere di urbanizzazione.
Qui con poche indicazioni, con i dovuti chiarimenti in merito ai contributi concessi (questo e’ il vero problema, tutti lo sanno ma nessuno ha il coraggio di dirlo ufficialmente) ora che ci sono gli aggregati si potrebbe ricominciare. Da qui anche L’Aquila potrebbe ripartire, non si dimentichi che le migliaia di weekendisti sostenevano l’economia del capoluogo, vi si recavano per la spesa, commissionavano quanto serviva per le loro case, usufruivano dei servizi della citta’, dal cinema all’intrattenimento.
La passeggiata a L’Aquila il sabato pomeriggio era un’abitudine cara a tanti che sicuramente avendo la possibilita’ di ritornare rialimenterebbero quel ciclo economico che attualmente e’ paurosamente immobile. Le voci dal cratere sono un grido di dolore ed un invito ad ascoltare chi ancora vorrebbe avere fiducia ma non vede risposte, né volonta’ di intervenire, le voci di chi si sente abbandonato, trascurato da quelle istituzioni che sembrano aver dimenticato le promesse fatte. Sono le voci dei sindaci che non possono fornire risposte perché le loro domande sono state sempre elegantemente eluse!