Passare dalla fase dell’emergenza a quella della ricostruzione, e’ questa la parola d’ordine. Ma tra il dire e il fare c’e’ un abisso. Il recupero dei centri storici e’ sicuramente fondamentale se non si vuole perdere l’identita’ del territorio, la storia, la cultura. Vale la pena ricordare che molti borghi hanno origini medievali, ci sono piccoli tesori architettonici risalenti al XII-XIII secolo, piccole chiese, antichi palazzi. La struttura urbanistica richiama il passato, gli edifici sono incastrati gli uni sugli altri, collegati da strutture ad arco, sostenuti da imponenti e perfette volte che più di ogni altra parte strutturale hanno magnificamente resistito alla violenza del sisma.
Ci sono stupendi soffitti a cassettoni, soffitti affrescati, portali … Perché rischiare di perdere tutto questo? Nelle “proposte di integrazione” alle “Linee di indirizzo strategico per la ricostruzione” si fa riferimento alla necessita’ di differenziare le procedure per la ricostruzione del centro storico dell’Aquila da quelle per la ricostruzione dei centri minori dei piccoli borghi. Sicuramente una semplificazione e’ auspicabile.
La ricostruzione di un piccolo centro storico di certo non ha quelle caratteristiche di complessita’ riferibili al capoluogo, non si parla di grandi palazzi storici vincolati magari ai beni culturali, ma di unita’ abitative più piccole, le opere di urbanizzazione primaria e secondaria appaiono indubbiamente più semplici, si potrebbe quindi operare sull’aggregato con maggiore facilita’ nell’ottica di una riqualificazione finalizzata anche ad un rilancio economico di zone al momento profondamente depresse.
Anche i tempi potrebbero essere indubbiamente più celeri se la normativa di riferimento prevedesse semplificazioni procedurali nonché indicazioni operative chiare circa la modalita’ di erogazione dei contributi per le parti comuni ed il rinforzo strutturale. La tendenza potrebbe essere quella di arrivare ad individuare aggregati ampi che in alcuni casi potrebbero addirittura coincidere con la perimetrazione stessa del centro storico, anche perché , oggettivamente, a volte appare piuttosto complicato, e quindi forzato, individuare il confine dell’aggregato stesso.
Chiaramente a monte di tutto questo dovrebbe esserci un chiarimento in merito alle risorse altrimenti il rischio e’ quello di avviare un processo che non potra’ mai arrivare a conclusione. Da sottolineare come la principale risorsa di queste realta’ e’ il turismo che, a fronte di una ricostruzione rapida e ben organizzata, potrebbe rappresentare il volano per il rilancio economico di tutta l’area del cratere, le potenzialita’ della zona sono enormi ed in questo particolare frangente rappresentano indubbiamente la prospettiva più concreta. Il futuro della popolazione e delle nuove generazioni passa obbligatoriamente attraverso questa strada che se non percorsa nei tempi e nei modi giusti portera’ invece alla desertificazione ad alla morte di un territorio che non può assolutamente essere abbandonato.
Sabina Cavina