L’AQUILA, IL TERREMOTO DEI DEBOLI E QUELLO DEI POTENTI

Riceviamo e pubblichiamo.


Pur soddisfatto del ritorno di Massimo Cialente a sindaco della città, continuano a rattristarmi alcune considerazioni personali che mi accompagnano da diverso tempo, rafforzandosi nella mia mente sempre di più e, che non ravviso minimamente nelle azioni, nei comportamenti e nelle coscienze della nostra classe dirigente.

E’ ormai un dato di fatto che il sisma del 6 aprile 2009 ha colpito massimamente la gente più umile, più debole e più onesta. I più potenti, i più disonesti, i più affaristi, i più egoisti, i più corrotti, i più spregiudicati, quelli che nella vita hanno il solo obiettivo del potere e dei soldi, non sono stati colpiti. Non hanno avuto morti. Molti di loro non hanno avuto nemmeno danni economici. Così come, in modo analogo è morta sotto le macerie la bambina di pochi anni in buona salute, mentre la novantenne malaticcia miracolosamente si è salvata.

Questo è uno dei tanti misteri della nostra vita terrena tra tanti perchè, tanti dubbi e qualche vaga e confusa risposta da parte della Chiesa. E’ sotto gli occhi di tutti, però, che quelli tra i “potenti” che hanno subito danni sono stati subito accontentati. Le loro case vincolate o meno, ristrutturate o ricostruite a tempo di record. E, in qualche caso, ripristinati a spese dello Stato (????) anche svariati locali commerciali a pian terreno, pronti a rendere, una volta affittati, un fiume di denaro ai fortunatissimi proprietari. Tutto ciò potendo contare su una rete non di malaffare, ma sicuramente di intreccio “istituzional-politico o professional-affaristico” efficiente e impenetrabile.

Anche il Sole 24ore (guarda caso!), dopo il fotografo Toscani, che nella sua recente permanenza in città, fu quasi moralmente linciato per le sue affermazioni, ha riconosciuto che a L’Aquila, comanda un esiguo numero di potenti famiglie (10?). Quello che è successo finora in città, può, a mio avviso, essere facilmente rappresentato come una tavola imbandita di quelle strette e lunghe, tipo convento dei frati, con tutta la popolazione seduta. Da una parte tutti i “potenti”, i politici, i disonesti, i corrotti e poi man mano che si procede verso la parte opposta tutti gli altri aquilani in ordine di “importanza sociale”. Fin qui niente di male.

Fatto si è, però, che il pranzo (i fondi per la ricostruzione delle case, le varie assunzioni, le assegnazioni degli appalti, ecc…), viene servito a partire dalla parte dei potenti che scaricano sui loro piatti porzioni enormi di cibo non preoccupandosi minimamente degli altri commensali, ai quali man mano arrivano quantità di cibo sempre più piccole, fino ai piatti di portata completamente vuoti. E’ quest’ultimo il terrore di molti aquilani onesti. C’è chi a tavola ha già mangiato e anche digerito e chi è ancora a digiuno, in attesa e …. chissà se potrà assaggiare qualcosa in futuro! Tra l’altro, tutte queste “brave” persone aquilane che si danno tanto da fare a sistemare celermente le loro “cose” terrene, annebbiate, come sono, dalla loro devastante ingordigia e dal loro spropositato egoismo, non si fermano nemmeno un attimo a riflettere dinanzi alla realtà di una città sofferente.

Che te fai del potere e dei soldi chiuso nel tuo castello dorato, come un re, se i tuoi sudditi o concittadini, ancora fuori casa, non hanno lavoro, sono fiaccati da una situazione sempre più insostenibile, sono psicologicamente a terra o muoiono di fame? Che te ne fai, poi, della tua bella casa, se intorno a te permangono macerie e angoscianti silenzi?

Sergio Giusti – L’Aquila

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