L’AQUILA: IL MANTRA “COM’ERA DOV’ERA” E LE FAZIONI PRO E CONTRO

laquila_dall_alto_6aprileCom’era dov’era: quasi un mantra. E due fazioni: i pro e i contro.

Quasi sempre questa locuzione, abusata riguardo alla ricostruzione dell’Aquila, viene pronunciata con riferimento al suo centro storico, quello transennato, puntellato e che tutti speriamo possa rivedere la luce entro una decina di anni.

Ma L’Aquila, nel frattempo, quella al di fuori del centro storico, è già stata trasformata e del “com’era dov’era”, o “non com’era ma dov’era”, o “non com’era né dov’era”, neanche si è parlato. O, perlomeno, la discussione non è sta così approfondita come meritava e merita.

Così la città si è trasformata e non da sola: citare solo i progetti C.A.S.E. come agenti di tale trasformazione è riduttivo, anche se, in effetti, è proprio l’esplosione della città in tanti rivoli che ha determinato il disagio di tutti noi aquilani. E le New-Towns, la loro localizzazione, non sono state certo scelte dei cittadini! Abbiamo visto la nascita di strade (G8), poi abbandonate, manufatti vari (casette di legno, ville eccetera), un disco di cemento  ed una chiesa in quello che dovrebbe essere il Parco Urbano principale della città, e  che, ora, ospita anche una pista di atletica definita “gioiello”.

Abbiamo cominciato a vedere la costruzione di rotonde su tutti gli assi principali che portano in città (quale città?): volte al miglioramento della viabilità, queste si rivelano anche altamente impattanti e molte volte neanche risolutive.

Le stesse, ora,  sono in costruzione lungo Viale Corrado IV, quello da cui si accede alla città e, a parte il taglio repentino di alberi, veniamo a sapere che dovrebbe essere abbattuto anche il “ponte di via Roma”. Non che sia bello, per carità.

Ma apparentemente nessuno ne sapeva nulla. L’opera, infatti, non è stata annunciata ufficialmente né pubblicizzata dall’amministrazione. Abbiamo letto solo che l’assessore competente ha  “riscoperto” Porta Barete (attualmente murata) prefigurando come futuro ingresso Ovest della città  via dei Marsi e non più via Roma. Poi veniamo a sapere che la metropolitana di superficie verrà smontata (forse) e che il manufatto destinato ai suoi vagoni, verrà utilizzato come rimessa dei mezzi pubblici (spazzaneve per la precisione): i cittadini attoniti dovranno assuefarsi ad un quartiere, Pettino, che tra opere di urbanizzazione promesse e mai realizzate e spazzaneve, si avvia verso un degrado ulteriore.

Queste sono solo una parte delle “rivoluzioni” avvenute in città, eppure hanno ridisegnato completamente l’assetto urbano.

Com’era dov’era? Non com’era dov’era? In realtà un miscuglio di entrambi i punti di vista, però a caso, così come viene. Ben venga, per esempio, una pista di atletica che ci invidieranno tutti, ma se la stessa è per l’atletica agonistica, si poteva opportunamente  localizzarla nelle aree destinate ad attrezzature sportive; e lasciare Piazza D’Armi con destinazione “verde pubblico attrezzato”.  Si dirà: «Ma già c’era!». Quindi “com’era dov’era”?

Le opere che sono in fase di realizzazione e che sono state realizzate sono vere e proprie scelte per un nuovo assetto urbano di questa città. E sembra che, come  da parecchi anni a questa parte, queste scelte  vengano operate a “sentimento”,  senza un riscontro progettuale d’insieme.

Questa carenza cronica, se è stata penalizzante per la città nei tempi passati, ora in fase di “ricostruzione” e ricerca di nuovi assetti territoriali è, a dir poco, preoccupante, come preoccupante è la difficoltà delle amministrazioni di comunicare con i cittadini, nel renderli partecipi e coinvolgerli prima, senza metterli di fronte a fatti compiuti.

Si ribadisce che in questo momento storico (e per il futuro) il coinvolgimento dei cittadini, dei professionisti in ogni campo, attraverso l’istituzione dell’Urban Center, inteso anche come Casa di vetro e cioè della partecipazione e della trasparenza, è fondamentale per la rinascita.  La casa della città, promessa, è già in forte ritardo rispetto alla ricostruzione e non vorremmo che ci fosse consegnata quando la città sarà stata stravolta ancor più irreversibilmente di quanto già non sia.


Giusi Pitari, Policentrica Onlus