Riceviamo da un nostro lettore e pubblichiamo:
Cittadini di serie C, C come CAS. Parlo per tutti quelli, come me, che dopo il sisma si sono “arrangiati” da soli, optando fin dall’inizio per il famigerato Contributo di Autonoma Sistemazione, con tale formula il cittadino che si trovava nelle medesime condizioni di tutti gli altri “terremotati”, ha scelto di ricevere un modesto contributo in denaro piuttosto che un’abitazione o una sistemazione in albergo, e così facendo ha gravato molto meno di tanti sulle finanze pubbliche.
A tutt’oggi però tale opzione si è rivelata essere una vera e propria condanna:
- Intanto gli innumerevoli ritardi nella erogazione del contributo, che creano non poche difficoltà nei confronti di un padrone di casa che magari, terremotato anche lui, sulla puntualità conta su quella somma per le sue legittime esigenze;
- Poi la riduzione “tout court” del contributo, ignorando come niente fosse che con quella somma il malcapitato aveva preso in affitto un’abitazione (adeguata al contributo) dove sistemarsi, per vivere, lavorare e magari depositare il mobilio superstite e ignorando che, con la riduzione, la somma non era più sufficiente a pagare il canone;
- Poi i “censimenti”: di tanto in tanto si prova a “beccare” qualche furbo o più semplicemente si spera che qualcuno non faccia in tempo a notificare i propri dati e che perda il diritto all’emolumento;
- Non ultimo i continui spostamenti degli uffici competenti e i continui cambi di orario di apertura degli sportelli (inutile dire che ai recapiti telefonici non risponde mai nessuno);
- Infine, ad oggi, 6 novembre 2012, io e i tanti altri come me, stiamo ancora aspettando il CAS dal mese di luglio 2012 (ovvero quattro mensilità) e chiedendo per l’ennesima volta ragione di ciò all’ufficio competente la risposta è stata: non abbiamo i soldi!
Ora le domande, tutte retoriche, che si pongono sono:
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Come detto le domande sono tutte retoriche e la risposta ad ognuna di esse è semplicemente: NO. Risulta quindi drammaticamente evidente che noi “fessi”, che siamo quelli che meno di tutti hanno gravato e gravano sulle pubbliche finanze, decidendo di “sistemarsi autonomamente” siamo gli unici che invece pagano per questa loro scelta; è quindi altrettanto evidente e ben più grave che, al di là di ogni altra considerazione, questa “disparità” di trattamento è una palese, colpevole, pura e semplice ingiustizia sociale.