Questa è una storia di disabilità e di adattabilità. Mattina del 21 maggio. Premetto, faccio il sindaco di un paese di dodicimila abitanti.
Raul (il direttore dei servizi alla persona, una vera potenza del welfare) piomba nel mio ufficio già bello incasinato per scuole e quant’altro dopo il terremoto (non abbiamo avuto i crolli da televisione, ma i nostri seri problemi) e mi dice “abbiamo un problema!”. Non mi scompongo succede un giorno sì e un giorno no. “Ci hanno reso inagibile la sede di Campi d’arte, la cooperativa sociale con cui collaboriamo da anni per l’assistenza ai portatori di handicap!”.
Pronti, via: chiama gli assessori e di getto si decide di ospitarli al centro giovanile. Un giorno ed è tutto organizzato: si adattano loro, si adattano gli operatori e soprattutto si adattano i ragazzi del centro giovanile. La situazione però non è idilliaca: le ragazze di Campi d’arte si adattano, ma la situazione non è facile.
Ci ritroviamo. Cosa facciamo cosa non facciamo: loro decidono – e noi ne siamo contenti – di fare il salto, costruire una nuova sede con il tanto agognato laboratorio. Bene tutti contenti. Oh no, problema! Mi chiedono di trovargli l’area… come faccio adesso? Mica gli posso dire di no!
Richiamo la giunta. Troviamo il residuo di un’area vicino al campo da calcio d’allenamento a due passi dal centro sociale e perfettamente inserito nel centro sportivo. Le ragazze nel giro di una settimana hanno pronto il progetto, l’ufficio tecnico tra i tanti casini si è anche divertito a dargli una mano.
Adesso dobbiamo partire: dobbiamo trovare i soldi.
Le ragazze si buttano nell’impresa e si inventano di tutto. Sarà dura ma come al solito (lo dico con un certo orgoglio) ce la faremo.
San Pietro in Casale (BO)
19 luglio 2012
ROBERTO BRUNELLI
da CheFuturo.it