DA L’AQUILA PER LA BASSA, IL RACCONTO DEL VIAGGIO CON GLI AIUTI PER L’EMILIA

Con un furgone pieno di aiuti vari che abbiamo raccolto nei giorni precedenti, siamo in otto a partire da L’Aquila per l’Emilia.

Mentre siamo per strada un’altra forte scossa di magnitudo 5.1 colpisce la regione con epicentro a Novi.

Arriviamo nel campo autogestito di Miranodola, Modena, in tarda nottata.

Cercando nel parco i compagni del Guernica con i quali abbiamo preso contatti, ci imbattiamo in una coppia di anziani che sta dormendo in macchina.

Lui ha aperto lo sportello forse per prendere un pò d’aria, ci avviciniamo per chiedere un’informazione. Una volta che gli siamo davanti vediamo che il signore è molto anziano e ha la faccia provata. Azzardiamo un “come va?” interlocutorio: nessuno risposta. Un po’ in imbarazzo ci ritiriamo di qualche metro. Si questo è il terremoto.

Poco dopo incontriamo i ragazzi del Guernica. Con cui iniziamo a parlare e a scambiarci informazioni prima di montare le nostre tende e metterci a dormire.

Lunedì 4 Giugno
Sveglia con la pioggia. Ancora sdraiati in tenda sentiamo una scossa.

Lo sapevamo dalle previsioni che avrebbe piovuto. Con la pioggia la vita da sfollato diventa molto più dura.
Nel campo dove ci troviamo ci sono pressapoco una trentina di tende e una cinquantina di persone, un gazebo cucina dove si mangia e una tenda magazzino.

Iniziamo a elencare a qualcuno dei compagni le poche cose che siamo riusciti a portare per il campo dove si trovano.

Con le circa 500 euro a disposizione abbiamo comprato oltre a 5 tende un bel pò di materiale da ferramenta, lo strettamente necessario per portare corrente elettrica e svolgere una serie di lavori manuali.

Oggi che piove, ad esempio, ci sarebbe la necessità di mettere qualcosa sotto le tende che sono piantate direttamente a terra. Si potrebbe ad esempio realizzare una pedana almeno per la tenda magazzino e quella cucina.

Dalla nostra esperienza abbiamo imparato a capire l’importanza che ha in questi frangenti la risposta ai bisogni del qui e ora dell’auto-organizzazione, la sua importanza oltre la contingenza, l’avere un pensiero anche in prospettiva.

Partiamo con Pedro, un compagno del Guernica che ci farà da Cicerone durante tutta la giornata, verso i paesi del modenese fino al mantovano.

La prima tappa la facciamo a Gonzaga.

Nel campo sportivo c’è un campo tenda molto piccolo gestito dal comune e dalla protezione civile. Piove da ore. Le tende sono messe direttamente sulla terra anche qui. Proviamo a parlare con qualcuno per vedere se hanno bisogno di qualcosa ma è impossibile. Bisogna parlare con l’assessore o con la protezione civile, ma la responsabilità sarebbe di tizio che dovrebbe chiamare caio… la realtà è che pure a fronte di uno stato di necessità non si riesce a capire ciò che serve perché di fronte c’è la macchina burocratica che ben conosciamo e che accetta gli aiuti solo dai canali così detti ufficiali.

Usciamo fuori dove c’è un parco. Qui ci sono tende e camper. La situazione più difficile è quella di una famiglia indiana. C’è un uomo, Omar, due donne e almeno tre bambini sotto un gazebo piazzato vicino ad una piccola struttura in cemento armato aperta lateralmente.

Nel gazebo entra acqua. Chiediamo ad Omar perché non va a chiedere una tenda nel campo. Immaginiamo che magari non hanno il permesso di soggiorno.  Ci rispondono che il permesso di soggiorno ce l’hanno ma la tenda non gliela danno perché la loro casa risulta agibile ma hanno troppo paura di tornarci.

Prendiamo dal furgone un telo 5×8 e il rotolone di spago che abbiamo comprato e insieme ad Omar lo installiamo tutto intorno alla  struttura in cemento armato per essere più riparati dalla pioggia che continua.

Salutiamo Omar le donne e i bambini che ci salutano calorosamente e raggiungiamo Bodeno.

Qui la chiesa è in buona parte crollata insieme ad un edificio affianco e intorno c’è una zona rossa delimitata e non accessibile. Uno di noi supera il confine. Parte una discussione con il volontario della protezione civile che urlando spiega che l’accesso è possibile solo in presenza dei vigili del fuoco.

Riprendiamo il viaggio e notiamo che molti vecchi casolari sono crollati ma fortunatamente in questa zona le abitazioni intatte sono la stragrande maggioranza.

Arriviamo a  Moglia sotto una pioggia ancora battente. Anche qui è crollata una chiesa ed è stato bloccato l’accesso ai luoghi circostanti. Due di noi entrano qualificandosi come giornalisti.

Parliamo con alcune persone fuori le loro case, vicino ad un mini-campo spontaneo: una donna ci spiega che le scosse erano già iniziate da diversi mesi e che si sentono totalmente impreparati al terremoto, perché sono sempre stati conviti che l’Emilia non fosse una zona a rischio sisma. La signora ci spiega che loro sono abituati alla nebbia e che non si stupiscono per i morti  causati dalla nebbia ma che non riescono ad accettare quelli dovuti al terremoto.  Aggiunge poi sulla questione lavoro, che qui le persone non sono disponibili a fermare la produttività, la vita per qualcuno non vale poi così tanto: “Bisogna lavorare ad ogni costo e sembra che le fabbriche non possano assolutamente chiudere, per questo motivo i lavoratori sono sotto ricatto, se non sei disposto a lavorare sicuramente si troverà qualcuno che lo sia. Anche le scuole devono rimanere aperte, altrimenti i genitori dove mandano i bambini, dato che in ogni caso devono andare al lavoro”?

Lasciamo il gruppo di cittadini e ci spostiamo vicino ad un supermercato poco lontano, dove degli operai puliscono per terra e raccolgono cocci di bottiglie rotte (cadute a causa delle scosse) mentre si fa “tranquillamente” la spesa.

Durante il pranzo facciamo due chiacchiere con Pedro che ci racconta che quando ha fatto l’ultima scossa molto forte era a letto e che ora per questo ha seri problemi ad addormentarsi.

Pedro parlando, accenna anche ad una possibile speculazione in corso sull’affitto di camper “fino a 2 mila euro al mese”.

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