L’AQUILA, LA CITTA’ DEGLI EX

Si, confesso. Ne ho avuti tanti e anche di età diverse. Qualcuno persino straniero. Adesso, tutti spariti. E’ vero che non sono più la stessa. Quel colore madreperlaceo che piaceva a tutti, l’ho nascosto sotto un fondotinta , una cipria compatta per nascondere le rughe. Non mi guardo più allo specchio, la mattina. Mi vesto e mi trucco quasi al buio. Non compro più profumi. A che mi servirebbero? Provo ad indossare qualche vecchio vestito dai colori primaverili , ma quando cammino per questi vicoli, anche il colore più allegro assume una patina triste. Con la neve, poi , è una lotta persa. Sono stata un’amante tiepida, troppo diffidente e troppo provinciale. Adesso, mentre cammino non sento più addosso quegli sguardi attenti, ritmati dal rumore dei miei tacchi sul selciato di pietra; fanno solo un’ eco insopportabile nel cuore. Quando passo davanti a quel portone chiuso, mi ricordo gli occhi neri di una notte d’estate; ci sono ancora alle finestre , le tende arancioni, quelle che ci nascondevano agli sguardi indiscreti. All’incrocio di questo vicolo, incontravo sempre quella vecchia signora con il barboncino bianco; qui, proprio dietro questo muro, c’era quel ciliegio che fioriva per primo; e da questo cantone la mattina potevo sentire l’odore del pane sfornato. Quando passeggiavo sotto i portici, indossando quel vestito rosa e ocra, sì, quello con le losanghe e i fiori come quelli della facciata di Collemaggio, persino le donne sussurravano : “Quant’è bella!”
Sì, ero bella e giovane. Ma allora non potevo sapere quanti mi amassero davvero, e di un amore così segreto. Adesso che sono vecchia e malconcia, piangono di nascosto per me, mi dedicano canzoni d’amore, mi inviano biglietti e messaggi, li nascondono in mezzo alle crepe dei muri, degli intonaci e degli archi muschiati, ammuffiti; e come fossero anche loro ancora ragazzi, disegnano sui miei muri cadenti un cuore rosso e dentro ci scrivono “ L’Aquila.”

di Patrizia Tocci