(riportiamo la lettera di un nostro lettore)
Io sono sopravvissuto al crollo della mia casa nella zona di S.Pietro. Quella notte, per fortuna, mi sono “solo” fratturato tibia e perone ed oggi dopo aver portato le stampelle per nove mesi, due ernie del disco e una diagnosi di diabete, sono ancora sfollato senzatetto.
Nella prospettiva di non rientrare in casa mia per i prossimi dieci anni, se va’ bene, posso contare solo sul C.A.S. (quando ci sono i soldi) e al momento sull’ospitalita’ di mia zia a Roma. Dopo venti mesi di calvario in viaggi quotidiani, stress fisici e psicologici, ho chiesto alle Istituzioni se era possibile avere un alloggio, visto che ce ne sono molti liberi in giro, la risposta e’ stata che essendo single ed avendo il C.A.S. sono a posto.
Mi chiedo in quanti siamo senza un punto di riferimento stabile dove poter ricostruire una parvenza di normalita’, se insieme possiamo ottenere risposte migliori di un “spiacente ma non possiamo fare nulla” o siamo destinati a rimanere invisibili vittime del terremoto e della burocrazia.