SIAMO incazzati neri, questa e’ la verita’. E voi che non siete de L’Aquila, che non siete terremotati, che non c’entrate niente, dovete capire una cosa: OGGI tocca a NOI, domani a VOI!
Articolo tratto da ilFattoQuotidiano del 15 ottobre 2010 (LA MINACCIA DEGLI ALBERGATORI “NIENTE PASTI E BIANCHERIA”)
Tra i terremotati c’e’ chi solidarizza con gli albergatori.
Daniela Ragno non ha dubbi: “Io li capisco, e le dirò che ormai non mi importa più niente. Se devo mangiare un pezzo di pizza in camera e fare il bucato alla lavanderia a gettoni, lo faccio volentieri: basta si capisca che non ce la facciamo più. Io mi ero trasferita al centro de L’Aquila tre giorni prima del terremoto. E’ andato giù tutto. Gli sciacalli mi hanno rubato qualche mobile e l’argento che mi aveva lasciato mia madre.
Poi mi hanno mandato in hotel vicino Lanciano, 170 chilometri da casa. Ieri finalmente sono stata spostata in un albergo in centro, vicino casa”. Il giorno sbagliato, giusto in tempo per rimanere senza cena.
Ragno sorride: “Il problema mio e’ un altro. Ieri, consegnandomi la chiave della camera, la Protezione civile mi ha chiarito che potrò restare qui solo fino all’8 dicembre. Ma come? E dove vado fino a quando finiscono i lavori per rimettere in piedi almeno la casa dei miei, in periferia?
Dovrebbe essere per aprile, ma nel frattempo che faccio? L’architetto ha allargato le braccia, dice che c’e’ gente furba che sfrutta gli alberghi più del dovuto e quindi adesso ci danno un taglio. Ho anche proposto che vengano a controllare il cantiere, e lì e’ stato il colmo dei colmi. Dicono che gli ingegneri dovranno dichiarare di aver trovato un ostacolo, un problema imprevisto, e così poi magari potrò avere ancora aiuto. Capito? Non si può dire la verita’ in Italia, sennò si e’ puniti.
Invece l’imperatore che racconta balle viene qui in trionfo quando gli fa comodo. Scommettiamo che se si vota a primavera arriveranno magicamente soldi e telecamere?”.
Berardino Persichetti abita a Roseto degli Abruzzi dal 10 aprile 2009. Vive in un residence e dice che ogni mattina, quando si sveglia, per un attimo pensa di essere in camera sua, a L’Aquila. Poi si ricorda del terremoto e sa che passera’ un altro giorno lontano da casa, un altro giorno sospeso nell’attesa di tornare alla sua vita vera. Ieri però c’e’ stata una novita’.
A 18 mesi dal sisma, Berardino Persichetti e’ solo uno dei quasi tremila aquilani ancora sistemati in hotel, e l’ipotesi di diventare ostaggio umano degli albergatori che non riescono a farsi pagare dallo Stato lo fa andare su tutte le furie: “Prima il governo ci ha promesso il miracolo dicendo che la citta’ sarebbe rinata in un attimo; poi, siccome la ricostruzione e’ ferma e non c’e’ uno straccio di legge quadro, abbiamo osato protestare e ci hanno subito dato degli ingrati e piagnoni (oltre a qualche manganellata); adesso siamo diventati pupazzi in balìa di chi ha un credito da incassare.
SIAMO incazzati neri, questa e’ la verita’. E voi che non siete de L’Aquila, che non siete terremotati, che non c’entrate niente, dovete capire una cosa: oggi tocca a noi, domani a voi. Se qualcosa va storto e un cittadino deve contare sull’efficienza dello Stato, e’ così che succede: sei solo un numero piccolo sballottato tra grandi interessi”.
I numeri in ballo sono tanti.
Qualche giorno fa il sottosegretario Bertolaso ha raccontato al Senato che per l’Aquila ci sono 14 miliardi. L’ultima ordinanza del Consiglio dei ministri ha previsto una tranche di 714 milioni per l’emergenza, di cui 80,5 milioni dovrebbero essere in arrivo a breve. In realta’ solo 42 sarebbero materialmente disponibili per coprire diverse esigenze: contributi all’autonoma sistemazione (cioe’ un rimborso parziale a chi si paga l’affitto), puntellamenti degli edifici, costi gia’ sostenuti per attivita’ amministrative del Comune e mille altre voci. Il problema e’ che solo per ripagare gli albergatori servono 60 milioni.