da www.repubblica.it
Cristina batte i piedi per il gran freddo. “Nella ‘casetta’ del medico non riesco ad entrare. Mio marito Diego e’ stato operato al menisco, deve fare una visita. Ma nell’ambulatorio potrebbero entrare cinque o sei persone, non le cinquanta che hanno occupato ogni centimetro quadrato. Non resta che aspettare”. Ieri meno tredici, la minima notturna. Oggi si e’ appena sopra lo zero. “Sara’ anche colpa del freddo, ma e’ davvero difficile non arrabbiarsi. Accendi la tv, leggi certi giornali e tutti dicono che l’Aquila rinasce, che gran parte dei problemi sono risolti. E tu invece sei qui, a battere i piedi mentre aspetti di trovare il tuo medico di famiglia, in questa fila di casette che in realta’ sono container, tutti in fila, accanto al vecchio campo dell’Acquasanta, con vista sul cimitero”.
Meglio avere qualcosa da fare, in queste ore. Così non si pensa troppo al Natale che sta arrivando. “Questa estate, quando si moriva dal caldo in tendopoli, avevamo una speranza: a Natale saremo a casa nostra, classificata ‘B’. Le lesioni non sono pesanti – pensavamo – e bastera’ rimettere a posto i pavimenti, sistemare la facciata… E invece solo il 18 dicembre siamo riusciti, come condominio, a presentare la domanda per il finanziamento della ristrutturazione. Dovremo aspettare almeno due mesi per avere l’ok. Saremo a casa nostra a Natale, ma in quello dell’anno prossimo. E non voglio pensare alla casa dei miei genitori, che e’ stata classificata ‘E'”. Il freddo ha però obbligato a un ritorno nell’appartamento, per qualche minuto. “Abbiamo dovuto svuotare le tubature e i termosifoni, per impedire che il gelo li faccia scoppiare”.
Ancora poche ore, prima di quella vigilia che riuniva tutte le famiglie Milani. “Anche quest’anno – dice Cristina – riusciremo a trovarci attorno allo stesso tavolo, ma non nella casa che ci ha visti sempre uniti nell’attesa di Babbo Natale. Grazie a Dio, i titolari dell’hotel Canadian – dove sono ospiti mia mamma e mio papa’ – hanno organizzato una cena speciale per la vigilia. Papa’ e mamma hanno invitato la mia famiglia e mia sorella Fabiana con la figlia Maila. Sono davvero speciali, questi “padroni” di albergo. Come quelli dell’hotel dove sono ospite io, alla Compagnia del Viaggiatore, sono aquilani, e fanno di tutto per farci sentire come fossimo a casa. Insomma, cercheremo di fare un po’ di festa. Poi torneranno i pensieri di sempre: il ritorno a casa, la speranza di un lavoro… Difficile avere anche le piccole cose. Come psicologa, con la mia associazione avrei ottenuto un contrattino per lavorare 24 ore in sei mesi. E per questa “conquista” la conferma ancora non e’ arrivata. Se ne discutera’ ancora a gennaio”.
Lavoro a tempo pieno, invece, per la sorella Fabiana. “Ho aperto il negozio di parrucchiera da dieci giorni. Ho fatto debiti, per pagare l’attrezzatura. Pago un affitto alto, ma mi sono buttata. Non potevo aspettare ancora. Spero che le mie clienti sappiano che ho riaperto il negozio. In questi giorni, sara’ anche per le feste, non e’ andata male”. La sua casa e’ agibile, ma ci sono altre fratture che non riguardano le pietre e il cemento. Fabiana ha raccontato nei giorni scorsi la separazione dal marito. “Ma io e Maila siamo ancora lì, nel piccolo appartamento, dove c’e’ anche mia suocera, che la Protezione civile ha mandato da noi perché proprietaria di una quota della casa. Si va avanti perché si deve andare avanti. Io i soldi per affittare un appartamento, con quello che spendo per il negozio, non li ho. Devo avere pazienza. Maila non fa che parlare della cena della vigilia con i nonni e le cugine Asia e Crystal. Noi grandi facciamo finta di niente. Siamo contenti che questo incontro ci sia, ma e’ meglio non pensarci troppo. Altrimenti ci torna in mente il Natale dell’anno scorso, quando siamo stati felici e poi siamo tornati nelle nostre case e non, come succede a Cristina e ai miei genitori, in una stanza di hotel”.
Un auditorium per la musica. Ma chi potra’ ascoltarla?
Nei giorni scorsi la Regione Trentino ha annunciato la costruzione di un auditorium per la musica all’Aquila, progettato da Renzo Piano. Nel merito, Eugenio Carlomagno e Patrizia Tocci, del comitato “Un centro storico da salvare”, hanno inviato al sindaco Massimo Cialente (e per conoscenza al sottosegretario Guido Bertolaso, al prefetto Franco Gabrielli e alla presidente della Provincia Stefania Pezzopane) la seguente lettera aperta.
“Egregio signor Sindaco, visto che ci stiamo avvicinando a Natale approfittiamo di questo spazio per ringraziare tutti quelli che, all’estero e in Italia, in mille modi diversi, sono stati sensibili e generosi con L’Aquila e i suoi abitanti. Abbiamo appreso dalla stampa che verra’ realizzato dall’architetto Renzo Piano, nel parco del Castello, un auditorium per la musica finanziato dalla Regione Trentino. Ne siamo davvero orgogliosi e felici. Ma non sarebbe opportuno, prima, realizzare un piano complessivo che miri ad una riorganizzazione vera della citta’? Ci sembra che si stia procedendo a macchia di leopardo, con interventi casuali e spesso non urgenti. Ci sono delle priorita’ che non vengono assolutamente prese in considerazione: la sanita’, la riorganizzazione di questa citta’ e la ricostruzione rapida delle case e delle attivita’ commerciali. Nell’ospedale civile San Salvatore, i malati (persone deboli e sofferenti) si trovano ancora in situazioni d’emergenza, senza le sale operatorie funzionanti, enormemente diminuito il numero dei posti letto. La mancanza di un vero piano traffico e’ evidente; nonostante i cambiamenti molto pesanti determinati non solo con la chiusura del centro storico ma a causa dei nuovi insediamenti, continuiamo a stare in un traffico impazzito. Esiste ancora un piano regolatore in questa citta’? Ci appelliamo al consiglio comunale perché riprenda una vera funzione di controllo e di progettualita’ valutando le vere urgenze e le vere necessita’ dei nostri cittadini. Ci sembra che il nostro territorio stia diventando una terra di nessuno dove basti avere i finanziamenti per proporre opere necessarie ma non urgenti in questa fase. Gli sforzi progettuali e i finanziamenti devono essere impiegati per ricostruire ciò di cui davvero la comunita’ sente il bisogno. Più volte abbiamo chiesto che i cittadini venissero coinvolti in questa fase così delicata per il nostro futuro. Per esempio le attivita’ commerciali sono state completamente ignorate da qualsiasi piano di ricostruzione; i problemi degli studenti, che sono stati la maggior risorsa economica di questa citta’, – non vengono presi in considerazione se non per interventi casuali e scollegati da una vera visione della importanza odierna e futura dell’universita’”.
“La musica, il teatro e tutte le varie attivita’ culturali sono necessarie. Ma e’ prioritario riportare tutti gli abitanti in questa citta’, perché possano ascoltare la musica, andare a teatro e partecipare alle attivita’ culturali. Oppure rischiamo, tra qualche anno, di avere bellissime cattedrali in un deserto”.