Salve, non avrei mai creduto, eppure eccomi qui a scrivere questa lettera, io una delle tante persone aquilane che quel tragico 6 aprile era li su quella terra che ha tanto tremato e che ha fortemente segnato le nostre vite.
E mentre sono qui che scrivo al mio computer ascolto la canzone che in questi ultimi mesi mi fa spesso compagnia se sono un po’ giù mentre ripenso alla mia cara citta’. Sto parlando della canzone che ormai e’ diventata simbolo di questo terremoto, DOMANI, e che alcuni grandi artisti italiani hanno donato agli abruzzesi dimostrando la loro solidarieta’ incoraggiandoci a non arrenderci.
Che dire, posso raccontarvi la mia storia iniziando da quella fatidica notte in cui io e il mio compagno ci siamo svegliati a causa di un Magnitudo 5.8, 6.3, 6.7…???, non spetta a me dirlo posso solamente dire che eravamo lì e nel buio più totale ballavamo sul letto mentre intorno a noi sentivamo lo scricchiolio dei muri che si aprivano e tutte le stoviglie e le suppellettili che cadevano e si frantumavano. Credetemi, non auguro a nessuno di vivere un’esperienza del genere.
Ma non voglio soffermarmi su questo, non e’ lo scopo del messaggio. Confronto quanto accaduto a molte famiglie aquilane e posso ritenermi davvero fortunata, io che ora ho si, una casa inagibile e tanti sogni infranti, ma tutti i miei cari ancora vicino. Leggere di tante persone scomparse che conoscevi perché vecchi compagni di scuola o di persone che semplicemente conoscevi di vista e che potevi incontrare al mercato della piazza o nei locali del centro non fa un bell’effetto, gli stessi luoghi poi, che ormai non ci sono più o transennati perché pericolanti.
E’ impossibile trattenere il magone. Pensi poi a quello che in tanti hanno fatto per noi, volontari, protezione civile, croce rossa, vigili del fuoco e quant’altro e nutri qualche piccola speranza… …una speranza che tutto possa tornare come prima anche con il costo amaro di 300 vittime.
Si, perché nonostante tutto, bisogna andare avanti, L’Aquila vuole andare avanti e rinascere.
Ma le parole non bastano… …gli aquilani non vogliono essere presi in giro. Chi potra’ ricostruire casa con quello che il governo ci ha promesso? Io sono giovane con un lavoro fisso (un altro motivo per cui mi sento fortunata), e questo probabilmente mi aiutera’ a ricostruire casa, quella casa che il terremoto mi ha portato via poco prima di poterci entrare. Era il sogno della mia indipendenza, e da un po’ della mia nuova famiglia, un sogno su cui avevo riposto le speranze e i risparmi degli ultimi anni. Era li, ormai lo avevo raggiunto sacrificando anche le mie vacanze per avere un soldino in più e invece… …dovrò ricominciare da capo e con tanti altri sacrifici forse riuscirò di nuovo.
Ma chi non ha un lavoro stabile come fara’ a ricostruire la propria casa? E le persone anziane? Come potranno fare un mutuo ventennale se il decreto parla di rimborsi tramite imposte e di finanziamenti agevolati a 20 anni? Se poi chiedi il contributo diretto potresti aspettare anche 10 anni ma intanto chi paghera’ la ricostruzione? (N.D.R. Le ordinanze per la ricostruzione hanno precisato meglio in alcuni casi quando scritto nel decreto, ma non cambia la sostanza dei punti citati. Ad oggi, gli aquilani devono anticipare di tasca propria i soldi della ricostruzione, come indicato negli articoli disponibili sul sito, devono pagare l’IVA, restitueranno le tasse in tempi e modalita’ molto differenti in confronto ad altri terremoti, i fondi per la ricostruzione sono disponibili soltanto nella “pubblicita’ di stato”, la zona franca non c’e’…)
Varie famiglie hanno gia’ un mutuo sulle spalle. E questo poi per una sola casa, perché il decreto finanziera’ la prima o la seconda in maniera esclusiva (N.D.R. Ricordiamoci che spesso la “seconda casa” equivale a dire la casa per i figli, per le nuove famiglie aquilane, così come c’e’ la distinzione fra residenti e “non residenti” nel decreto approvato in parlamento, molto importante in un territorio che voleva fare del turismo uno dei cardini economici per il futuro. Non si vogliono diferndere i privilegi di alcuni, si vorrebbero salvaguardare i diritti e gli sforzi compiuti negli anni da molte famiglie, e la sopravvivenza della citta’ con queste richieste).
Ho una nonna di 87 anni che vive nel comune dell’Aquila e con una casa da abbattere perché pericolante. La stessa casa che nella seconda guerra mondiale subì una sorte simile e forse peggiore per la morte di mia zia che allora aveva soli 2 anni. Ora, quella casa, ricostruita (e a quel tempo non parliamo di tempi facili) con tante difficolta’ da mio nonno ( morto 19 anni fa) e’ quindi uno dei più cari ricordi lasciati a mia nonna, ma lo stato ha deciso che rimarra’ li, nelle condizioni di rudere, perché e’ questa l’amara verita’.
L’Aquila, amici miei non volera’ più se queste saranno le condizioni. La mia lettera non vuole essere un mezzo per fare polemica ma per sollevare una situazione ingiusta e perché fuori non ci si dimentichi di noi. Se come dice la canzone,” Non siamo così soli”… …Non ci lasciate soli.
Grazie
Alessandra Sebastiani