“E’ troppo presto per dire che all’Aquila si potra’ ricostruire praticamente ovunque”. Lo sostengono i presidenti degli ordini dei Geologi delle maggiori regioni italiane che, all’indomani dell’anniversario del sisma, si sono riuniti all’Aquila per affrontare i problemi di fondo del territorio, aperti dal sisma che ha devastato l’Abruzzo un anno fa. “Il lavoro sulla microzonazione divulgato nei mesi scorsi dalla Protezione civile e’ senza dubbio encomiabile – spiega Nicola Tullo, presidente dell’ordine abruzzese – ma fa riferimento a dei dati parziali, quelli disponibili fino al momento della pubblicazione, elaborati anche piuttosto in fretta. Prima di fare affermazioni su dove e’ opportuno o meno ricostruire, dobbiamo rivedere quella microzonazione sulla base centinaia di indagini che si stanno conducendo”.
Dal terremoto in poi, L’Aquila e’ diventato uno dei punti più studiati in Europa dal punto di vista delle indagini geognostiche. “Stiamo raccogliendo tanti dati disponibili da elaborare – conclude Tullo – solo allora si potra’ dire qualcosa di concreto”.
C’é preoccupazione, da parte del presidente nazionale dell’ordine dei geologi, Pietro De Paola, di fronte alle indicazioni contenute nelle ordinanze e nelle linee guida della ricostruzione che “costituiscono di fatto un bavaglio tecnico alla nostra professione”. “La geologia – ha spiegato De Paola al convegno dei presidenti dell’ordine – e’ fatta di prevenzione, ma ha bisogno di vincolare l’uso del suolo e questo non piace a nessuno. Di fatto, anche le direttive sulla ricostruzione sminuiscono la figura del geologo, i cui pareri possono, in alcuni casi, anche essere ignorati dai progettisti come riportato, ad esempio, nelle linee guida di modalita’ di indagine per fabbricati redatte da Reluis”. Per il presidente De Paola, e’ importante “mettere la geologia in condizioni di fare da supporto ad altre discipline”.
“In tante decisioni prese in passato molte istituzioni non hanno ritenuto utile sentire i geologi”. Prosegue Nicola Tullo, che ripensa alla Commissione grandi rischi convocata il 31 marzo 2009 a pochi giorni dal grande evento sismico. “Con il senno di poi – spiega – e’ facile da parte nostra dichiarare tante cose, ma credo che nessuno in quel momento potesse affermare che non ci sarebbe stata la scossa più grande. Un geologo – sottolinea – queste affermazioni non le fa mai, perché sa che non sempre funziona il discorso dello scarico dell’energia attraverso tante piccole scosse. Comunque – conclude Tullo – la commissione lavora in maniera autonoma”.
Geologi, non ben rappresentati in Abruzzo
Maggiori investimenti, statali e regionali, per la conoscenza del territorio e per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici, per evitare “di rincorrere sempre i terremoti”. E’ questa la richiesta che arriva dai presidenti degli ordini dei Geologi delle regioni italiane. Un’attenzione maggiore e’ stata richiesta soprattutto per il territorio regionale, dove manca ancora un’adeguata struttura geologica e sismica, oltre a una struttura tecnica specializzata per affrontare la prevenzione la messa in sicurezza. “Non siamo adeguatamente rappresentati alla Regione – spiega il presidente dell’ordine regionale, Nicola Tullo – la protezione civile regionale non ha nessun geologo in organico e questo spiega perché, in passato, nessuno ha potuto fare nulla quando questo territorio e’ stato declassato da zona sismica 1 a zona sismica 2″. Per il segretario dell’ordine campano, Giuseppe D’Oronzo, “era importante fare qui questo confronto per ribadire l’importanza della prevenzione. “La storia e’ sempre la stessa – ha detto – che si chiami Umbria, Campania, Friuli o Abruzzo, l’Italia deve crescere a livello di risorse da investire sulla ricerca”.