Più si ritarda, più i restauri costano

A un anno dal terremoto sono quantificati in 3,5 miliardi di euro e 10 anni di tempo i lavori necessari al restauro del patrimonio. A patto che si parta subito. Invece…

Da “Il giornale dell’Arte”, n.298, maggio 2010, di Tina Lepri

Tra le ventimila «strutture inagibili» dell’Aquila terremotata, il 53 per cento appartiene al patrimonio culturale di questo centro storico, uno dei 20 più importanti d’Italia, ancora agonizzante tra le macerie. Ultimi aggiornamenti messi nero su bianco dai responsabili in un bilancio corale un anno dopo il sisma dai diversi responsabili locali. Il dato più preoccupante: soltanto una parte di chiese, palazzi, monumenti e’ gia’ puntellata, seppure in modo precario, per evitare il collasso. Nell’inutile attesa della promessa solidarieta’ del mondo e dei restauri necessari affinché, ad esempio, i resti pericolanti del campanile della basilica di San Bernardino non crollino quando all’interno i lavori sono gia’ iniziati. Il conto dei danni si gonfia mese dopo mese proprio perché i mancati interventi peggiorano un quadro gia’ devastante: per i beni culturali servono adesso, a patto di iniziare subito i restauri, almeno 3,5 miliardi. Tempo dei lavori: dieci anni. Finora sono arrivati soltanto 20 milioni dalla Protezione civile e 2 dal Mibac: cifra che non e’ bastata neppure alle messe in sicurezza più urgenti. Il censimento definitivo parla di 1.763 monumenti colpiti.

Elenco imponente, ma di restauri veri e propri ancora non si parla. Fatta eccezione per i pochi progetti finanziati dalle associazioni pubbliche e private italiane e dagli Stati esteri, anche se molti Paesi non hanno mantenuto le promesse. L’impegno più recente e’ quello della Francia che con 3,25 milioni di euro restaurera’ la chiesa delle Anime Sante. Rassicuranti le notizie sugli 800 capolavori del Museo Nazionale dell’Aquila oggi ricoverati nella foresteria del museo Paludi di Celano attrezzata con due laboratori di restauro per intervenire sulle tante opere danneggiate. Male invece l’antica Fortezza sede del museo aquilano (danni per 50 milioni di euro): il governo spagnolo aveva promesso finanziamenti mai arrivati.

In depositi ancora precari anche i ricchi corredi liturgici delle chiese, mentre le Soprintendenze dell’Abruzzo hanno ora una sede operativa nel convento agostiniano di S. Amico. «L’obiettivo e’ riaprire il Museo Nazionale nei locali dell’ex mattatoio vicino alla fontana delle 99 cannelle, in restauro del Fai (cfr. articolo a p. 67)», afferma a Roma Anna Maria Reggiani, responsabile dei beni culturali della Regione all’inaugurazione della mostra «Sos Arte dall’Abruzzo» a Castel Sant’Angelo (fino al 5 settembre), organizzata per non dimenticare le ferite della cultura.

Sono esposte 200 opere tra sculture tele e preziose croci processionali in parte salvate dalle forze dell’ordine, in parte da musei abruzzesi, come Chieti, non toccati dal sisma. Solo all’Aquila sono 4.950 le opere (statue, dipinti e sculture) recuperate tra i calcinacci di basiliche, chiese, edifici storici che aspettano i soldi per il restauro.

Gianni Chiodi, governatore della Regione, assicura che tra poco tutte le macerie spariranno. Nel duomo le macerie superano i 3 metri d’altezza.