Intervista tratta da MU6 (Il giornale dei musei d’Abruzzo)
Da Preside della Facolta di Scienze, promotrice di ideas for L’Aquila ed informatica di spessore intemazionale, che considerazioni ti senti di fare sull’innovazione a L’Aquila, ad un anno dal sisma?
Per poter rispondere devo necessariamente fare una premessa che definisce il contesto nel quale collocare la domanda. Lo scenario post-terremoto ha posto in primo piano la necessita’ di elaborare una visione chiara e condivisa di quale debba essere L’Aquila che sara’, in tutte le sue declinazioni: urbanistica, sociale, culturale, economica, e di individuare un percorso di corto, medio e lungo termine per guidare il processo di ricostruzione e sviluppo della citta’ e del suo territorio. Come in ogni disastro accanto alla perdita inappellabile nascono una serie di opportunita’ strategiche che non sarebbero state nemmeno immaginabili nel pre-terremoto.
Da più parti e stata più volte evocata la prospettiva di una ricostruzione qualitativa, innovativa, allo stato dell’arte ed anche oltre lo stato dell’arte. Nei prossimi anni L’Aquila vivra’ un lungo periodo di ricostruzione proponendosi come un enorme laboratorio vivente per la sperimentazione di ricerche e tecniche innovative in una molteplicita’ di campi sia settorialmente che multi disciplinarmente, dall’arte alle tecnologie edilizie, dalle scienze della terra alla psicologia, dalla medicina alle tecnologie di informazione e comunicazione, etc. Questa potenzialita’ ha in questo anno funzionato da attrattore di attenzione qualificata ed abbiamo ricevuto contributi e manifestazione di interesse a vario titolo dalla comunita’ scientifica nazionale ed internazionale e dal mondo industriale.
Ora siamo al punto nel quale e necessario essere capaci di trasformare questo interesse in azioni concrete che siano in grado di coniugarsi con la visione generale della ricostruzione e concorrano alla sua realizzazione. Bene ora ci sono due domande a cui rispondere: e’ possibile? Si, certo e’ possibile.
Saremo capaci di farlo? Se guardo quello che abbiamo fatto finora credo di dover dire di NO.
Non abbiamo una visione di quale dovra’ essere la citta’ e le sue qualita’, tantomeno condivisa. Non abbiamo la capacita’ di fare sinergia tra i vari attori/motori del territorio, né nel piccolo né nel grande. Non abbiamo la disponibilita’ economica immediata per fare gia’ da ora scelte di qualita’, e ci sono troppi interessi e troppo grandi che giocano sul terreno dell’oggi senza alcun interesse per il domani.
E allora? lo porto qui il mio contributo di ricercatore e di accademico. A me sembra che l’unica nostra possibilita’ sia quella di fare dell’Aquila un esperimento di interesse per il mondo dell’innovazione nazionale, per le industrie dei settori tecnologicamente avanzati e per la comunita’ scientifica. II Piano Nazionale delle Ricerche (PNR) per il prossimo triennio individua 6 tecnologie abilitanti delle quali 4, le tecnologie per I’energia; le tecnologie dei materiali; le tecnologie dell’informazione; le tecnologie per I’ambiente, possono certamente riguardare l’esperimento L’Aquila. L’obiettivo potrebbe essere di finanziare una serie di casi di studio localizzati geograficamente come aree di intervento a differente granularita’, dal singolo fabbricato, al quartiere, al territorio, che potrebbero essere visti come sottoprogetti, che individuano aree del territorio su cui intervenire utilizzando un approccio altamente multidisciplinare ed innovativo. Le azioni implementative previste dal PNR permettono di finanziare dalla ricerca di base alla innovazione industriale con un approccio sperimentale e territoriale e con la concorrenza finanziaria di vari soggetti istituzionali, ministeri competenti e Regioni.
Ancora due domande allora: e’ possibile? Si, certo e’ possibile. Saremo capaci di farlo? Non da soli, e ci stiamo provando.