Per la rubrica “Idee per la Ricostruzione”, l’intervento di Giovanni Puglisi, Presidente Commissione Nazionale UNESCO
L’Aquila e’ una delle citta’ che mi riporta alla gioventù. Alle mie prime esperienze lavorative presso l’Universita’ e ad una citta’ che a me e’ sempre piaciuta per la sua collocazione, per il suo centro storico cosi raccolto e prezioso. Per questo il terremoto che ha colpito in maniera così devastante proprio il centro storico e’ stato per me una cosa scioccante che ha mescolato il vissuto personale col culturale, la simpatia intellettuale con il pathos emotivo personale.
Oggi da questo convegno emerge una determinazione, una partecipazione, una capacita’ di dare alle parole uno spessore emotivo anche forte e politicamente determinato che mi incoraggiano, però ho due timori, il primo e’ legato all’attenzione dei media su questa catastrofe, perché appena si spegneranno i riflettori, il tutto cambiera’ impatto e, l’altro timore che ho, che non e’ inferiore al primo, e’ che una cosa e’ raccontare il desiderio di ricostruire il centro storico, una cosa e’ mettere insieme tutto ciò che e’ necessario per mantenere la barra ferma sulla ricostruzione dall’inizio alla fine. Ricostruzione significa risorse, significa progetti, significa bilanciamenti di aspettative, significa capacita’ di tenere ferma la barra rispetto a tutte quelle fughe in avanti o centrifughe che ci saranno quando si mettera’ in piedi il meccanismo reale della ricostruzione.
Per questo e’ importante il riconoscimento, qualora dovesse avvenire, di L’Aquila patrimonio dell’umanita’. L’UNESCO non ha eserciti come il Papa e aggiungo.,l’UNESCO non ha leggi o regole. Le leggi e le regole che governano il mondo dell’UNESCO sono quelle dei Paesi membri e allora, quando qualcuno teme che l’arrivo dell’UNESCO possa impedire o creare problemi, io dico sempre che e’ iscritto al partito dei furbetti del quartierino perche’ evidentemente pensa che le leggi italiane le può eludere.
La funzione dell’UNESCO però e’ quella di porre sotto i fari dell’umanita’ quel determinato luogo, sul quale il furbetto del quartierino non può più fare quello che vuole, perché non e’ che lo denuncia soltanto il vicino di casa che si vede costruita la veranda abusiva, ma lo denuncia il giapponese di turno che magari o attraverso Google o attraverso una gita con le macchine fotografiche scopre che c’e’ uno scempio. Allora e’ questa l’importanza di stare sotto l’ombrello dell’UNESCO soprattutto in una fase di ricostruzione, che da un lato prevede una mappatura storico-urbanistica e storico-architettonica dell’Aquila e, dall’altro ha la necessita’ di dare a questa ricostruzione quei valori materiali e strutturali il più vicino possibile all’originale, perche’ e’ chiaro che il valore materiale poi lo da’ la storia, lo da’ il pathos della citta’, lo da’ il tessuto culturale, lo da’ il vissuto della gente.
Il riconoscimento da parte dell’UNESCO può prendere spunto da un paio di esperienze, una in Montenegro, una in Afghanistan, su queste basi io credo che vada riconosciuto proprio il centro storico dell’Aquila e il contesto paesaggistico che gli sta intorno, cioe’ la peculiarita’ di questo centro storico che non e’ soltanto la bellezza e la ricchezza monumentale, ma e’ il vissuto che questo centro storico esprime. La caratteristica dell’Aquila e’ quella di essere un centro storico a costellazione, dove la costellazione e’ composta sia da elementi strutturali di natura cittadina, di nuclei urbanistici, sia da nuclei paesaggistici. Non dimentichiamo che siamo nel grande complesso del Gran Sasso e quindi tutto questo, in qualche modo, può anche essere valorizzato e recuperato; L’Aquila, quindi, va vista come momento centrale di una grande aggregazione artistico-paesaggistica.
L’UNESCO iscrive i siti quando hanno caratteristiche di eccezionalita’. Quando si parla di eccezionalita’ in questo contesto, si parla di eccezionalita’ storico-artistica, paesaggistica, naturalistica e altro. In questo territorio c’e’ anche un’altra eccezionalita’ che io credo meriti di essere menzionata nella candidatura e quindi spero anche nel riconoscimento: la capacita’ della gente dell’Aquila di aver saputo reagire, anche nei momenti più drammatici, a tutela del suo patrimonio, che ha dimostrato di conoscere e sapere vivere come una parte della propria anima e questo credo che meriti di essere valorizzato.
Questo attaccamento alla propria terra, questo continuo volere rifiutare offerte di fare una nuova L’Aquila e’ un dato eccezionale. Questa e’ L’Aquila che deve tornare a volare, nuove Aquile potranno nascere, ma dovranno sempre nascere all’interno di questa cultura della costellazione. L’Aquila che bisogna difendere, valorizzare, fare volare ancora una volta e’ questa, non può essere un’altra, gli aquilani questo lo hanno capito.
Articolo dagli atti del convegno “Quale avvenire per il territorio aquilano dopo il sisma del 6 aprile 2009?”, L’Aquila- 14 settembre 2009 – Auditorium Carispaq