Di regole ce ne sono a bizzeffe. Devi fare così, devi fare cosa’.
Eppure oggi ho capito che i nostri figli saranno migliori di noi.
I genitori aquilani stanno formando dei ragazzi in modo esemplare.
Stamattina li hanno svegliati di buon ora e non hanno preteso che non accendessero la TV, nemmeno che mettessero in ordine la camera, men che meno che studiassero o confessassero dove avevano passato la serata del sabato.
I genitori si sono preparati ad uscire, vestiti sportivi, con pale e carriole, con callarelle e un obiettivo: incontrarsi, unirsi, partecipare. E i ragazzi, i bambini, finalmente resi partecipi, non hanno esitato a condividere con i genitori una giornata.
Ho incontrato due bambine di poco più di tre anni. Due bellissime gemelle che conosco da tempo. Figlie di una famiglia segnata da lutti e svariati problemi socio-economici. Le ho incontrate col papa’, con due piccoli carrellini. Belle, pimpanti, simpatiche: ho visto il loro papa’ sorridere, mentre le bimbe pretendevano di avere un carrello pesante da trasportare. Ho seguito un bimbo con una carriola che non la smetteva di fare su e’ giù. Gli ho chiesto se avesse bisogno di aiuto. Mi ha risposto che poteva farcela da solo.
Mi sono commossa a leggere il cartellone scritto dai ragazzi delle scuole.
Poi c’erano tanti ragazzi che mi chiedevano: «Ma i foratini dove vanno? Nell’indifferenziato?» ed erano attentissimi alle spiegazioni. «Meno male, quatra’, abbiamo risolto il problema dei foratini!»
Non si stancavano, non chiedevano nulla, seguivano le indicazioni.
Di tanti significati del dopo terremoto, questo e’ il più vero, il più concreto.
Questi uomini di domani sapranno cosa vuol dire prevenzione, ricostruzione, partecipazione, ecostenibilita’, perché l’orgoglio aquilano sta facendo un miracolo.
E i nostri figli saranno migliori di noi. Ne sono certa.