Dal sito web del Cresa (Centro Regionale di Studi e Ricerche Economico Sociali)
Recenti notizie pubblicate sulle testate giornalistiche locali hanno riportato l’attenzione sul tema della Zona Franca Urbana per la citta’ dell’Aquila.
L’occasione e’ propizia per aprire il necessario dibattito sulla effettiva natura di questo strumento e su alcuni dubbi che legittimamente persistono sulla reale efficacia della ZFU come strumento di sviluppo economico. Si riportano di seguito alcuni punti utili alla discussione:
1) Trasparenza. Lo stato attuale delle conoscenze sulla ZFU per l’Aquila e’ molto limitato. Troppe sono le variabili di cui non si conosce l’entita’: effettiva perimetrazione, intensita’ della domanda, dimensione media delle unita’ imprenditoriali, etc. Si può soltanto presumere che la ZFU prevista per l’Aquila abbia un impianto simile a quello delle ZFU in via di attuazione nel resto del paese (con eccezione delle eventuali “zone a burocrazia zero” introdotte dalla Finanziaria 2010) perché quello e’ lo schema che la Commissione Europea ha approvato.
2) Risorse 1. Chi svolge attivita’ d’impresa decide i propri investimenti in un orizzonte temporale di diversi anni. Se le ZFU servono ad incentivare la creazione d’impresa vi deve essere certezza di contenuti e garanzia che esse restino in vigore per un periodo sufficientemente lungo. Le risorse disponibili per la ZFU dell’Aquila ammontano a 90 milioni di euro: 45 milioni di euro per gli anni 2009-2010 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013. Tali somme sono da ritenersi “tetto massimo di spesa”. Non e’ difficile ravvisare che si tratta, da un lato, di risorse insufficienti e, dall’altro, che vi e’ una grande differenza tra le quattro annualita’ attuali e le quattordici della precedente versione di ZFU. Se così fosse, sara’ difficile persuadere stabilmente gli operatori locali e non della durevolezza dello strumento.
3) Risorse 2. Le ZFU in Francia sono 100 ed assorbono circa 1,7 milioni di abitanti. Il costo del dispositivo si e’ collocato in media negli ultmi anni tra 500 e 600 milioni di euro (nel 2008, secondo l’ultimo Rapporto dell’ONZUS, e’ stato pari a 599 milioni di euro). Questo significa circa 352 euro per abitante. In Italia le 22 ZFU avviate interessano complessivamente circa 333 mila abitanti. Questo significa, considerando lo stanziamento per il 2008, 150 euro per abitante.
4) Efficacia 1. La ZFU, in quanto sussidio all’entrata, mette tutti sullo stesso piano. In altri termini, essa annulla le differenze ex ante tra le neo imprese più efficienti (che sopravviverebbero comunque) e le cosiddette “revolving door” meno efficienti (che invece probabilmente uscirebbero dal mercato).
5) Efficacia 2. Recenti studi condotti sulle ZFU francesi indicano che l’aumento dei flussi netti di “nuove imprese” risulta per 2/3 derivante dalla rilocalizzazione di attivita’ economiche provenienti da aree esterne rispetto all’incentivo. Per lo più, dunque, si aggiunge da una parte e si toglie dall’altra.
6) Efficacia 3. Le ZFU sono indirizzate a territori in difficolta’ e questo potrebbe comportare che l’efficacia dell’incentivo fiscale risulti più debole che in altre aree (e dunque richieda risorse più elevate per ottenere risultati paragonabili).
7) Effiacia 4. L’evidenza empirica finora disponibile per gli Stati Uniti relativamente alle Enterprise Zones, cui le ZFU assomigliano, mostra che l’impatto delle incentivazioni sulla crescita dell’occupazione, sui risultati d’impresa e sui valori delle unita’ immobiliari, e’ tutto sommato trascurabile. Nonostante l’appetibilita’ degli incentivi molte imprese arrivano ma altrettante cessano la loro attivita’, con un effetto netto sull’attivita’ produttiva praticamente nullo.
8) Efficacia 5. Più che favorire nuova occupazione gli sgravi fiscali possono incentivare lo spostamento di (vecchia) occupazione dalle zone limitrofe non incentivate: il modello italiano pone il vincolo della provenienza del nuovo assunto dal perimetro del sistema locale del lavoro di cui la ZFU fa parte.
9) Concorrenza 1. La prima interazione da considerare e’ quella col mercato, che può essere salutare oppure no. La razionalita’ delle politiche con target territoriali deriva proprio dalla possibilita’ di esternalita’ negative derivanti da una distribuzione delle attivita’ produttive influenzata dalle sole forze di mercato, con conseguenti inefficienze sociali, economiche, nei sistemi di trasporto, riduzione degli spazi rurali, congestione delle vie di comunicazione. Si tratta di un pericolo fatalmente ben presente all’interno del comune dell’Aquila.
10) Concorrenza 2. Le misure di incentivazione previste per la ZFU sono di tipo automatico. L’esperienza italiana sugli aiuti alle imprese indica che questo tipo di incentivi si sono rivelati generalmente più efficaci di quelli basati su meccanismi di selezione. Sotto questo profilo il punto il vista del Comitato Attivita’ Produttive costituitosi a seguito del sisma del 6 aprile (che raggruppa tutte le associazioni di categoria, datoriali e sindacali con capofila la Camera di Commercio) si e’ ripetutamente pronunciato, in via ufficiale, “a favore di una disciplina che dovrebbe garantire alle aziende gia’ presenti sul territorio e ai loro dipendenti di poter confrontarsi sul mercato in condizioni paritetiche, evitando meccanismi agevolativi a favore di altre imprese che legittimamente vorranno insediarsi nell’area agevolata e che si troverebbero ad essere detassate con conseguente e inevitabile alterazione del mercato e dei relativi prezzi”. Lo stesso Comitato si e’ più volte pronunciato a favore di inziative alternative alla ZFU sulla falsariga di quelle indicate dall’art. 10 comma 1ter della Legge 77/09 o del tipo di quelle attivate per le regioni Umbria-Marche (sistema di prestiti a tasso agevolato, contributi in conto capitale o interesse, misure di sostegno alle attivita’ economiche di tipo indiretto). Misure meno assistenzialistiche e con un più marcato profilo di mercato.
La fiscalita’ di vantaggio stabilita dalla ZFU e’ certo una opportunita’ che non deve essere persa ma andrebbe integrata con strumenti che stimolino il sistema produttivo nel suo complesso.
In particolare, considerando gli effetti di sostituzione sopra illustrati che essa produce nei confronti delle unita’ locali preesistenti, andrebbero congegnate parallelamente misure che contribuiscano a non disperdere la ricchezza accumulata da tale patrimonio produttivo in termini occupazionali, competenze, relazioni. In altri termini, soprattutto con riferimento alle attivita’ più recenti, dovrebbero essere poste in essere azioni volte a cercare di allargare al massimo la frontiera della qualita’ delle produzioni e dei servizi che si offrono. Ciò consentira’, come sistema, di reggere meglio e sfruttare a nostro profitto le condizioni competitive assolutamente inedite che si sono determinate nel corso degli ultimi anni non solo sui mercati internazionali ma anche su quelli locali.