Italia Nostra stronca la ricostruzione. «L’Aquila bella? No, occasione persa». Colapietra spara a zero.
di Stefano D’Ascoli, Il Messaggero – L’Aquila più bella o occasione mancata? Italia Nostra ha risolto la questione orientando la risposta a questo macro quesito decisamente sul secondo aspetto.
Se n’è discusso ieri in un convegno molto partecipato che si è tenuto nell’aula magna del polo universitario all’ex San Salvatore, con un tavolo di relatori molto tecnico e privo di qualsiasi interlocutore istituzionale. Un’iniziativa che arriva in un momento di oggettiva debolezza della governance della ricostruzione (manca il direttore di un soggetto chiave come la Sovrintendenza e sono in scadenza i coordinatori degli uffici speciali) e che è destinata a sollevare nuove polemiche. Il dibattito ha preso le mosse (e il titolo) dal dossier della sezione aquilana di Italia Nostra che evidenzia elementi di forte criticità. Li ha riassunti Giandomenico Cifani, che è stato responsabile dell’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Cnr all’Aquila, parlando della «mancanza assoluta di una visione, di una prospettiva», di una ricostruzione «che procede alla giornata» con due soli interventi prospettici: i sottoservizi e il restauro delle mura antiche (pur “viziato” dalla mancata eliminazione dell’edilizia che le ha soffocate). E ancora interrogativi sulla sorte di «moltissimi contenitori pubblici» (Palazzo Quinzi, ex complesso di Collemaggio), sull’assenza di un piano colore, sulle «demolizioni allegre», sul problema non affrontato degli immobili “incongrui”.
VITRUVIO – Anche il docente di restauro Mario Centofanti ha parlato di «aspetti culturali messi in secondo piano» citando la triade vitruviana in cui la “venustas” (bellezza) sarebbe stata messa in disparte rispetto a “firmitas” (solidità) e “utilitas” (funzione). «Il piano di ricostruzione c’è, ma è timido – ha detto – un mosaico di intenzioni in cui non c’è mai un progetto che tende a coordinare». IL “KAIROS” – Dissacrante, al solito, l’intervento del professor Raffaele Colapietra, tra l’altro applaudito nel giorno dell’84esimo compleanno: «Berlusconi ha colto il “kairos” (l’occasione) del territorio. Sgarbi e monsignor Antonini ci hanno parlato di bellezza. Ma la bellezza non può esserci senza la vita, che è fatta dai cittadini. Il sindaco è furioso perché le Poste non torneranno in centro. Anche Orlando era furioso! L’amico Cialente si svegli: le Poste non tornano perché non c’è motivo di tornare lì, oggi. Inutile parlare di bellezza se la città è diversa dal 2009». (continua a leggere su Il Messaggero) |