“Gentile Presidente, – si legge nella lettera che il Sindaco dell’Aquila Massimo Cialente ha scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta – prendo atto con dolore, estrema mortificazione ed infinita preoccupazione per il futuro della mia Città, che il Governo italiano, composto da uomini e partiti che in questi drammatici quattro anni non hanno fatto altro che rassicurare le popolazioni del cratere che la ricostruzione dell’Aquila sarebbe stata questione nazionale prioritaria, con il varo della legge di stabilità, ha di fatto interrotto e rinviato ai futuri anni la ricostruzione della Città.”
“Come in certe scene drammatiche di film, in cui in una cordata che arrampica su una parete rocciosa, si decide di tagliare la fune dell’alpinista che ha perso l’appiglio, lasciandolo precipitare, – continua la lettera – il Governo italiano ha deciso che questo pezzo d ‘Italia venga lasciato morire.”
“Da una settimana, le ragazze ed i ragazzi delle scuole superiori sono in mobilitazione ed hanno organizzato una grande manifestazione, alla quale hanno partecipato dipingendo le loro guance con i colori della città: il verde ed il nero. Questi giovanissimi altro non chiedono se non di rivedere presto la loro città; – continua il Sindaco Cialente nella lettera indirizzata al Presidente Letta – molti di loro non hanno neanche avuto il tempo di conoscerla ma sanno bene che, senza una città, non si ha neanche un’identità.”
“Sono ragazze e ragazzi che sto incontrando in questi giorni in assemblee; mi colpiscono per la grande maturità e la consapevolezza che le sofferenze vissute ogni giorno in una città virtuale hanno fatto loro acquisire. Mi chiedono cosa stia facendo per dare loro una speranza nel futuro e la possibilità di organizzare o almeno sognare un progetto di vita nella loro terra. Temo che quanto le sto dicendo forse Lei non lo possa comprendere appieno perché la profondità del dramma che stiamo vivendo non può essere compresa realmente da chi non vi è immerso.” “Avevo sottoscritto un patto con il Governo Monti, patto ribadito anche con Lei e con il nuovo Governo. Lo Stato ci aveva chiesto un piano di ricostruzione: fatto! |
Un piano che prevedesse la ricostruzione della Città e dei borghi nel giro di 10/12 anni dal sisma; un tempo lunghissimo se si vuole salvare una città e la sua storia secolare.
Consci delle difficoltà del Paese, ci siamo mossi per trovare formule che permettessero di ricostruire senza impegnare eccessivamente le risorse di un’Italia che sappiamo essere in difficoltà.
Abbiamo, pertanto, suggerito di aprire un negoziato con l’Europa per cambiare norme sbagliate: non è accaduto niente!
Il Suo Governo non ha fatto nulla se non dirci, con questa legge di stabilità, di sospendere la ricostruzione a partire dal mese di marzo 2014.
Tutto questo perché Lei sa bene che essendo riusciti grazie anche all’impegno del Ministro Barca, nel precedente Governo, a creare una macchina “ virtuosa” con il finto finanziamento che ci è stato concesso, che altro non è se non la riconferma del precedente miliardo e due, in una sorta di gioco delle tre carte, il solo Comune dell’Aquila ha già approvato progetti per 650 milioni che attendono solo il contributo definitivo.
Entro dicembre, potremmo arrivare sicuramente all’approvazione di progetti per altri 300 milioni di euro, un miliardo e due entro il mese di marzo. Ma la Ricostruzione si fermerebbe allora, se pure il Comune dell’Aquila dovesse prendere tutti i soldi sottraendoli ai comuni fratelli del Cratere.
E’ lo stop alla Ricostruzione!
Ribadisco quindi che il Suo Governo ha tagliato la corda lasciandoci precipitare, facendo molto peggio del Governo del Regno di Napoli che nel 1703 seppe ricostruire la Città, ancora più bella.
Forse è facile per Lei ed i Suoi Ministri, tagliare questa corda; siamo pochi “montanari”, soli, visto che la Regione Abruzzo, a cominciare dal suo imbelle Presidente, non ha mai levato la sua voce a nostra difesa.
Chiaramente, potremmo essere forti della nostra storia, del fatto di essere uno dei centri storici più importanti d’Italia, ma purtroppo so che in questo imbarbarito Paese, la storia , la cultura, la dignità dei singoli, non vale più nulla.
Per ottenere il miliardo e due, in un unica somma, peraltro già spesa nei fatti, fui costretto a compiere un atto pesante per un uomo dell’Istituzione quale credo di essere; fui costretto per protesta a spogliarmi della fascia da sindaco ed ammainare il tricolore dagli edifici pubblici, fortemente criticato anche dal Presidente della Repubblica che non mancò di farmi conoscere la sua indignazione.
Col senno di poi credo di essermi sbagliato a fidarmi delle Sue rassicurazioni.
Domani terremo un’assemblea con tutti i sindaci dei comuni di questo sfortunato pezzetto d’Italia; probabilmente decideremo di tornare a Roma per esprimere più che la nostra protesta, la nostra mortificazione ed indignazione. |
“Sono preoccupato per loro, e vorrei provare a farli desistere perché tre anni fa, nella manifestazione romana, il Governo Berlusconi lasciò che le forze dell’ordine ci picchiassero, anche a sangue. Mi scusi se lo dico francamente, – conclude Cialente – ma vista la sensibilità che il Suo Governo, ha mostrato in queste settimane, temo che potrebbero essere picchiati oggi, anche le ragazze ed i ragazzi di 15- 16 anni.
Con la mortificazione di essere un cittadino italiano abbandonato dal Paese, La saluto distintamente.”