di Ettore Di Cesare – Le ultime azioni del Sindaco Cialente sono la cartina di tornasole della sua concezione della politica e della rappresentanza.
Ha deciso da solo di andare allo scontro frontale con lo Stato. Da solo, prima di compiere gesti tanto forti non si è consultato con nessuno: non con gli altri sindaci del cratere, non con la sua giunta e maggioranza, non con il consiglio comunale e la cittadinanza e nemmeno con i parlamentari del territorio.
Una sorta di Cialente contro Tutti il cui rovescio della medaglia è, purtroppo, un Tutti contro L’Aquila.
E si perché la situazione non ha certo facilitato i rapporti con il Governo, Prefetto, Questore, le burocrazie ministeriali fino ad arrivare al Presidente della Repubblica.
Tutti indispettiti dall’atteggiamento del Sindaco anche se la loro rabbia non può certo competere con quella dei cittadini aquilani esasperati dagli impegni mai mantenuti da tutte le parti in causa, dal Governo centrale fino al Comune.
Il Sindaco dimostra una concezione “proprietaria” della città e del ruolo che ricopre altrimenti, prima di andare alla guerra, avrebbe sentito “la sua città”, le organizzazioni di categoria, i lavoratori, i cittadini. Insomma avrebbe agito come si fa quando si costruisce una mobilitazione.
Invece nulla di tutto ciò, solo azioni solitarie non concordate con nessuno anche approfittando dello stato comatoso della rappresentanza politica e della dissoluzione del suo stesso partito. E’ il modello dell’Uomo Solo al Comando e della Provvidenza che, vogliamo ricordare, è quello che ha distrutto il nostro Paese negli ultimi venti anni e non-ricostruito la nostra città devastandone anzi il territorio circostante. L’esatto opposto di una comunità che con la partecipazione di molti vuole ricostruirsi e lottare per proprio futuro.
Il risultato è che i destini di un’intera città sono affidati alle azioni, agli umori e agli sfoghi di una sola persona. Ovvio che non può funzionare, al di là di come finirà questa specifica vicenda.
Questi quattro anni hanno dimostrato che le modalità di relazione tenute con i Governi che si sono succeduti e con la Regione – che ha pesantissime responsabilità – non sono state fruttuose altrimenti non ci troveremmo in questa situazione senza risorse e isolati politicamente. La tattica schizzofrenica del “un giorno gli consegno un premio, il giorno dopo lo attacco” evidentemente non paga.
Dichiarare guerra ad un Governo appena insediato senza aspettare nemmeno un primo incontro è perlomeno singolare. Vorremmo ricordare che quel Governo è il Loro Governo, composto da Ministri del PD, PDL e Scelta civica e sostenuto da quei gruppi parlamentari.
Per questo ci aspettiamo delle azioni forti da parte dei segretari locali dei partiti al governo, dalla riconsegna delle tessere alla chiusura delle sedi cittadine.
Naturalmente tutta la situazione serve anche a nascondere le pesanti responsabilità del Comune nei ritardi accumulati, nelle scelte scellerate dai puntellamenti ai progetti Case, nel crescendo rossiniano delle contraddizioni su numeri e tempi (quanti ne abbiamo sentiti in questi mesi?), dalla mancanza persino di dati certi – tanto che è stato necessario lo stanziamento di altri 400mila euro per sistemare le banche dati – e da un’inefficienza endemica della macchina comunale che non riesce a gestire nemmeno l’ordinario (ricordate le bollette pazze?). Insomma non è concepitibile che a gennaio si annunciava “l’avvio della ricostruzione” e oggi ci si accorge che manca appena un miliardo di euro solo per quest’anno, che tre settimane dopo le carriole romane era “tutt’apposto” e oggi è la guerra.
Del resto si sono perseguite, come se niente fosse, le solite dinamiche spartitorie nella scelta della Giunta e dei Cda delle partecipate, lasciando la macchina comunale proseguire il suo cammino lungo il solco del “come si è sempre fatto”: non funzionava prima, figuriamoci ora in cui è oltremodo scontata la straordinaria amministrazione, oltre che un alto livello funzionale-gestionale.
Ma oggi la situazione è quella che è e il Sindaco pure e con questo la città, volente o nolente, deve fare i conti. Che almeno questa prova di forza non sia finalizzata solo all’ottenimento di qualche accelerazione nell’erogazione dei fondi Cipe. Visto che di guerra non se ne fa una al giorno che almeno l’obiettivo sia finalmente una legge organica per la ricostruzione con fondi certi (=tassa di scopo) e il ritorno al meccanismo della Cassa Deposito e Prestiti. Sono le due condizioni per sperare in una ricostruzione certa e in tempi stabiliti (e finiamola con la storia “in 5 anni tutto sarà ricostruito”, meglio dire la verità ai cittadini che meritano rispetto e devono avere il diritto di poter decidere consapevolmente per le loro vite).
Altrimenti ogni anno sarà un’incertezza, ogni intoppo un rimpallo di responsabilità, ogni elargizione un favore.
In mezzo agli scontri personali e politici ci sono le vite di tutti e una città che muore. Non dimentichiamolo mai.
Ettore Di Cesare
Appello Per L’Aquila