Al governo sono sordi. Anzi no, sono solo soldi, di scegliere a chi destinarli ed a chi chiederli.
Vietato toccare i privilegi veri. Vietato toccare gli interessi della Lega Nord, di chi ha interessi nell’inutile ponte sullo stretto, degli evasori fiscali, degli amici ed amici degli amici, di quanti negli anni si sono arricchiti a dismisura, ben oltre ogni limite della decenza umana.
Più facile guardare ai soliti “noti”, ai governi ed al fisco. Più facile sacrificare gli interessi e le speranze di rinascita di una citta’ del centro Italia. Mediaticamente sfruttata senza pudori, con una popolazione spesso in balia degli eventi, divisa nei momenti in cui avrebbe dovuto unirsi, bellicosa ma solo verso se stessa.
La proroga al 15 dicembre 2010 annunciata dal governo, riguardo la sospensione delle tasse, interessa soltanto i titolari di redditi d’impresa o di lavoro autonomo con volume d’affari non superiore ai 200.000 euro. Inserito nel testo anche un contributo di 10 mln al Comune dell’Aquila per far fronte al disavanzo pregresso sul bilancio 2009.
Provvedimenti ridicoli. Come ridicoli sono stati fino ad oggi le disponibilita’ dei finanziamenti per la Ricostruzione, mentre si e’ provveduto con mente lucida a creare una foresta burocratica con l’unico fine, sempre più evidente, di rallentare il processo di Ricostruzione.
Finita, almeno per il governo, la fase di emergenza. Devoluti senza controllo di spesa i pochi fondi disponibili, buona parte dei quali ricevuti dalle donazioni di tanti italiani o dalla comunita’ europea, ora si aspettano che restiamo inermi in attesa che la politica faccia il suo corso.
Quella politica che a L’Aquila, prima del 6 aprile, dopo anni non riusciva nemmeno a decidere il percorso di due binari della metropolitana. Quella politica che di semafori inutili, di panchine ed aiuole rimesse a festa prima delle elezioni, di lacci e lacciuoli per nuovi insediamenti imprenditoriali, ne aveva fatto un’arte per la sua sopravvivenza. Quella stessa politica che dopo il 6 aprile non ha avuto il coraggio di guardare tutti i suoi cittadini, di lasciarli in balia degli eventi e delle decisioni prese senza alcun rispetto del territorio e delle esigenze complessive degli sfollati. Incapace di guardare oltre la prima fase dell’emergenza, di fare un fronte comune per il bene della citta’, di collaborare sfruttando le tante capacita’ che una citta’ come L’Aquila, e tanti aquilani, sono pronti a mettere a fattor comune.
Questa politica dovremo essere in grado di cambiarla, a breve, con un ricambio che coinvolga e sfrutti al meglio le capacita’ e professionalita’ esistenti in citta’.
Ma ora dovrebbe essere il momento di creare un forte fronte comune, di una mobilitazione verso le scelte scellerate ed irrazionali che stanno mettendo a rischio la rinascita della citta’. Oggi dovremmo muoverci tutti insieme, trovare la forza di urlare all’unisono l’indignazione per quanto sta accadendo, lottare per il futuro della citta’, che e’ anche il nostro futuro.
Saremo in grado di farlo? E, soprattutto, e’ quello che desidera la maggioranza degli aquilani?