2002: San Giuliano di Puglia – 2009: L’Aquila

Riproponiamo una rassegna di alcuni articoli di giornali, dal 2002 fino al 7 Aprile 2009. Per non dimenticare San Giuliano,  i protagonisti, le promesse, i fatti reali. Una lettura che crediamo utile per comprendere alcuni dei rischi relativi alla ricostruzione, materiale e sociale, della citta’.

A L’Aquila gli attori principali sono ancora gli stessi. Notevolmente maggiori gli interessi e destini in gioco . Ma il film questa volta deve avere  un finale migliore, e le promesse DEVONO essere mantenute.

SAN GIULIANO DI PUGLIA (MOLISE).
31 Ottobre 2002, ore 11.32

30 morti (27 bambini, fra i sei e i 10 anni, della scuola “Francesco Jovine”, una maestra e due donne travolte dal crollo della loro casa).

Berlusconi in lacrime: “Non vi abbandoneremo”
Queste case sono comode, ma sono comunque provvisorie. Entro 6 mesi iniziera’ la ricostruzione di San Giuliano”.

Corriere della Sera – 2 Novembre 2002

Berlusconi in lacrime: non vi abbandoneremo

ROMA – Segue dalla sua villa di Porto Rotondo l’ evolversi della situazione, in contatto con il responsabile della Protezione civile Bertolaso e le autorita’ locali. Guarda in tivù le immagini agghiaccianti che arrivano dal Molise, chiama i suoi ministri – Pisanu e Moratti – riceve messaggi di solidarieta’ dai potenti del mondo, dai Bush, dai Blair.

Ma di polemiche, oggi, non vuole sentir parlare, perché non e’ questo il momento delle recriminazioni, perché saranno «le inchieste della magistratura» a stabilire le eventuali colpe e le responsabilita’. E perché Silvio Berlusconi ha ancora negli occhi le scene «orribili, orribili» della scorsa notte, quando e’ voluto correre lì, a San Giuliano di Puglia, per quello che il suo portavoce Paolo Bonaiuti, che lo ha accompagnato, definisce «un gesto di impulso, il desiderio di rendersi utile in qualche modo».

Ed e’ stata una lunga notte quella del premier, arrivato in Molise alle dieci di sera e ripartito alle due del mattino, dopo aver visitato anche gli ospedali di Larino e Termoli e dopo aver avuto la tentazione di restare, o comunque di tornare al mattino «se non disturbo». Gli hanno detto che grazie ma no, era meglio che si ritirasse, perché la sua presenza avrebbe potuto intralciare i lavori, e lui ha obbedito. Ma dicono i suoi che lì, in Molise, il premier vuole tornare presto, forse gia’ domani per i funerali delle vittime, forse più avanti. Perché una cosa e’ certa: Berlusconi e’ «colpito, angosciato» – assicura Bonaiuti – ed e’ pronto, come ha detto giovedì notte al presidente della regione Iorio, a «fare tutto quel che serve per aiutare questa gente: fate una prima valutazione dei danni, ditemi quanto e’ necessario stanziare oltre i quindici milioni di euro gia’ previsti e io ve li troverò».

Promesse in una notte scandita da molte lacrime, da un refrain: «Sono padre di cinque figli, chi può capire meglio di me lo strazio di questi genitori?». Una notte in cui il Cavaliere – in certi momenti anche contestato da qualche parente disperato che inveiva contro «queste auto che intralciano», che urlava «che ci fate qui, a che servite?» -, ha voluto assistere personalmente a una parte delle operazioni di soccorso chiedendo continuamente lumi ai vigili del fuoco: «Avete le mappe della scuola?»; «Come state operando con le gru?»; «Vi servono altri mezzi?»; «Siete stanchi, volete il cambio? Bravi, bravi». Ma ha anche detto la sua, Berlusconi, su quella scuola quasi implosa, quel mucchio enorme di macerie: «Il punto non e’ che i muri erano troppo sottili, come dite voi – ha replicato ad alcuni paesani che si lamentavano – semmai mi colpisce quella soletta così grande, tutto questo cemento armato… A occhio dico che c’ era troppo peso su quei pilastri, che si e’ esagerato in armatura».

Parole interrotte da un attimo di gioia, quando estraggono un bambino: «E’ vivo! Sia ringraziato Iddio». Ma poi, più tardi, il dolore si materializza sui volti dei piccoli ricoverati negli ospedali di Larino e di Termoli, che Berlusconi ha voluto visitare: «Su che ce la fate a uscire presto di qui, vi vedo in gamba», ha detto a quelli che stavano meglio. E a un bambino gia’ in piedi: «La sai la poesia del Pascoli? E’ bella, dice che anche alla fine del giorno più nero arriva la luce». Ma il sorriso lascia il passo alle lacrime quando e’ il momento di intrattenersi con i genitori dei bimbi ricoverati in condizioni gravi, in qualche caso padri e madri anche di piccole vittime. Con alcuni ha parlato a lungo, il premier; alla maestra che e’ riuscita a salvare tanti suoi alunni ha fatto i complimenti: «Lei ha un coraggio eccezionale». Se ne e’ andato con un messaggio: «Siate forti». E una promessa: «Non vi lasceremo soli».

Di Caro Paola

Corriere della Sera –  29 Marzo 2003

San Giuliano, case nuove per 500 persone

Consegnati i prefabbricati di legno. Berlusconi: sono provvisori, entro sei mesi partira’ la ricostruzione Il premier ha ringraziato «Corriere» e «Tg5» che hanno raccolto oltre 12 milioni di euro Gli esperti: il sottosuolo del centro non e’ a rischio. Nella parte bassa dovremo demolire

«Sono orgoglioso di quello che lo Stato e la Protezione civile hanno saputo fare». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha risparmiato i complimenti, ieri pomeriggio, durante l’ inaugurazione del villaggio provvisorio, in prefabbricati di legno, che accoglie 146 nuclei familiari rimasti senza casa dopo il terremoto del 31 ottobre. I RINGRAZIAMENTI – Appena messo piede a terra, all’eliporto del nuovo villaggio, ha incontrato il presidente della Rcs Editori, Cesare Romiti, il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, e Vito Oliva, in rappresentanza del Tg5.

Berlusconi ha ringraziato calorosamente per la raccolta di fondi organizzata dalle due testate giornalistiche, «Un aiuto subito al  terremoto del Molise»: «Con i 12 milioni di euro che avete messo a disposizione la Protezione civile ha potuto costruire il nuovo villaggio. Il governo ne ha aggiunti 5 e mezzo. Un grande successo nella collaborazione tra privato e pubblico». Berlusconi, durante la visita del nuovo insediamento, si e’ assunto un preciso impegno: «Queste case sono comode, ma sono comunque provvisorie. Entro 6 mesi iniziera’ la ricostruzione di San Giuliano. La valutazione sismica del terreno e’ stata completata, entro pochi mesi si decidera’ quali case ricostruire e quali aree destinare al verde».

LA PROMESSA – L’ ingegner Maurizio Indirli, che ha realizzato per L’ Enea le carotizzazioni del sottosuolo accanto alle case crollate, fornisce i dettagli: «L’ antico centro storico e’ collocato sulla roccia, che non amplifica l’ onda sismica. La parte bassa del paese invece si stende su uno strato di materiali di riporto e più in profondita’ di argilla, che aggiunge due gradi alle scosse di terremoto. In quella zona bisogna demolire tutto e ricostruire coi più avanzati criteri antisismici». La promessa del presidente del Consiglio entusiasma i 500 abitanti dell’ insediamento provvisorio: «Questo villaggio e’ così bello – commenta Michele Di Renzo, padre di un bambino rimasto 8 ore sotto le macerie – che uno si domanda dove sia la fregatura. Vuoi vedere che ci tengono per sempre nelle case di legno. Invece Berlusconi si e’ impegnato». Il successo mediatico della visita e’ stato appannato solo dagli slogan di un gruppo sparuto di pacifisti, che hanno tallonato il premier agitando le bandiere arcobaleno. «Siamo arrivati a San Giuliano in 200 – dice Italo Di Sabato, consigliere regionale di Rifondazione -, ma siamo riusciti a passare in 20. La polizia ci filtra ai posti di blocco».

IL SOSPETTO – La contestazione, nel complesso, non e’ riuscita a modificare il clima di festa che ieri si respirava nella nuova, provvisoria, San Giuliano. Ma dietro la festa i problemi. «Qui si e’ potuto fare molto – spiega il prefetto di Campobasso, Paolo Padoini -, perché la terribile tragedia dei 27 bambini, ha innescato una gara di solidarieta’. Ma nel Molise ci sono decine di comuni che hanno emergenze altrettanto gravi». Anche sulla raccolta di altri fondi di solidarieta’ aleggiano i sospetti. «Abbiamo fatto una ricerca con l’ Eco della Stampa – spiega Adriano Ritucci, presidente del comitato delle vittime -. Abbiamo scoperto che 150 comitati in Italia hanno raccolto fondi nel nome di San Giuliano. Adesso vogliamo controllare come siano stati spesi. Ho potuto verificare che alcune manifestazioni, organizzate da una moltitudine di sponsor per la raccolta dei fondi, sono servite solo a fare pubblicita’. Alla fine dello show, pagate cene e alberghi, per San Giuliano restava poco». Il sospetto, più ancora dei disagi del dopo terremoto, e’ il tarlo che rode la comunita’ di San Giuliano. Un mese fa Antonio Borrelli, il sindaco, e’ stato raggiunto da un avviso di garanzia nell’ ambito dell’inchiesta sul crollo della scuola che di schianto si e’ chiusa come una bara sui 27 bambini. Secondo indiscrezioni giornalistiche, la procura di Larino avrebbe avviato una seconda inchiesta, sulla gestione dei fondi. La procura risponde con una secca smentita. Ma i sospetti rimangono.

Lazzaro Claudio

Corriere della Sera –  30 Ottobre 2004

San Giuliano senza rinascita

Due anni dopo il sisma ferme ricostruzione e perizia sulla strage

Gli abitanti ancora nei prefabbricati. Il comitato delle vittime: «Sara’ un autunno caldo»

«Sara’ un autunno molto caldo». Antonio Morelli, nuovo presidente del comitato delle vittime, fa fatica a comprimere quella vibrazione minacciosa nella voce.

La scuola di San Giuliano, unico edificio raso al suolo dal terremoto del 31 ottobre 2002, gli ha portato via una figlia. «Sono morti 27 bambini sotto le macerie – scandisce cupo – e ancora, a due anni dal massacro, non e’ stata presentata la perizia richiesta dalla difesa degli indagati. Ancora non ci dicono se la Francesco Jovine e’ crollata per colpa delle scosse o di chi ha ristrutturato la scuola. I periti hanno rinviato tre volte la consegna. Finalmente, il 27 ottobre, avrebbero dovuto presentare la perizia, che noi aspettiamo per capire se veramente si vuol fare giustizia. Invece un altro rinvio, al 10 novembre, proprio il giorno successivo alla visita a San Giuliano del presidente del Consiglio, fissata per il 9». Antonio Morelli passa le sue giornate in uno degli 80 prefabbricati in legno che ospitano circa 700 dei mille abitanti del paese distrutto dal terremoto.

È la San Giuliano provvisoria, costruita (coi fondi raccolti dal Corriere della Sera e dal Tg5), su una collina che domina le macerie del borgo antico. Antonio non riesce più a lavorare: «Facevo l’ ambulante, ma e’ un mestiere che ha bisogno del sorriso». Sono in molti a non essersi ripresi dalla tragedia. Come presidente del comitato, Morelli ha preso il posto di Adriano Ritucci, che secondo i genitori delle vittime non era abbastanza duro. Ma nemmeno Ritucci risparmia le critiche: «L’unica cosa positiva e’ che il villaggio provvisorio e’ fatto bene. Per il resto e’ stata la fiera delle promesse non mantenute. Quando e’ venuto Berlusconi, subito dopo il terremoto, ci ha detto che San Giuliano sarebbe stata ricostruita in due anni. Poi quando e’ tornato, a Natale del 2002, ha corretto: “due anni, dal momento in cui avremo in mano il progetto definitivo della ricostruzione”. Ma il presidente della regione Molise, Michele Iorio, nominato commissario per la ricostruzione, ha fatto approvare il progetto soltanto nel luglio scorso. Per di più in tutto questo tempo non sono state completate le demolizioni. Ci sono ancora 20 casa da abbattere. In un anno nessuno ha fatto niente. Ci sono ancora da rimuovere le macerie delle demolizioni completate nel giugno del 2003. Ma le rimozioni, guarda caso, sono iniziate solo dieci giorni fa, quando e’ stata annunciata la visita del presidente del Consiglio».

Due le cause del risentimento che potrebbe innescare un «autunno caldo» a San Giuliano: lentezza della giustizia e ritardi nella ricostruzione. Eppure il procuratore della Repubblica di Larino, Nicola Magrone, non ha lesinato in avvisi di garanzia: una dozzina, che hanno raggiunto tecnici, progettisti e costruttori, oltre al sindaco di San Giuliano in carica ai tempi della tragedia, Mario Borrelli, per le irregolarita’ nella sopraelevazione della scuola completata nel settembre del 2002. Ma anche Giuseppe Astore, sindaco nel 1977, quando all’ interno della Francesco Jovine venne realizzata la scala che forse ha indebolito una colonna portante. «L’ attesa della perizia non ha fermato le nostre indagini – avverte il procuratore capo Magrone -. In questi anni abbiamo ricostruito la stratificazione degli interventi sulle strutture della scuola. Abbiamo scoperto che non c’ e’ mai stato un progetto, mai un controllo sui materiali usati, mai un collaudo statico o un certificato di agibilita’. Tutti obblighi previsti dalla legge a garanzia che un edificio non crolli. Terremoto o non terremoto, i bambini in quella scuola non dovevano entrare. Per nessuna ragione».

Per quanto riguarda i tempi della ricostruzione, siamo allo scaricabarile. Luigi Barbieri, il nuovo sindaco di San Giuliano, eletto nel giugno scorso, elenca gli errori del suo predecessore e le responsabilita’ del presidente Iorio: «Come commissario delegato, doveva predisporre il piano di ricostruzione d’ intesa col comune. Ha nominato due tecnici che dovevano seguire il piano. Quando questi sono entrati in conflitto con i tecnici del comune e si sono dimessi, lui non li ha sostituiti».

Tranquillo il commissario delegato per la ricostruzione, Michele Iorio: «Sono tempi che potrebbero apparire eccessivi – osserva – ma non credo di poter dire che ci sia stato un ritardo».

Lazzaro Claudio

Corriere della Sera – 28 Ottobre 2005

San Giuliano, a tutti i soldi delle collette

Il sindaco distribuisce fondi. E chi non ha subìto danni li usa per auto e viaggi. Lunedì il terzo anniversario dal sisma.

La decisione contro il parere della Protezione civile. Assegnata anche un’ una tantum di 1.000 euro ai parenti dei defunti negli ultimi 3 anni. Nel 2007 la fine dei lavori di ricostruzione della scuola

«Provo mortificazione e disgusto per tale obbrobriosa decisione…». A Carmela Ferrante, che si sente morta ormai da tre anni, da quando il terremoto schiacciò la scuola di San Giuliano e la vita della sua bambina più grande, a Carmela l’unica parola che viene e’ quella: mortificata. Un’altra volta.

«Spartire i soldi in questo modo e’ irrispettoso. Che cosa resta della solidarieta’ che tutto il mondo ci ha dimostrato? Nulla. Un pugno di mosche. È un insulto. Un’ offesa alla memoria di chi non c’ e’ più. È umiliante che diano un contributo uguale per tutti. Offensivo per me che ho perso una figlia. Imbarazzante per chi non ha avuto neanche un danno». Il 31 ottobre 2002 si mosse il mondo, su San Giuliano. La scuola crollata. I 27 bambini e le loro maestre sotto. Le TV dal Canada e dal Giappone. Le sottoscrizioni, le collette, i vaglia, gli sms. Australiani commossi che ritagliavano dai giornali la foto d’ un terremotato molisano, graffettavano cento dollari e sulla busta scrivevano: «Please, dateli a lui…».

Tre anni dopo, le lacrime sono finite e i soldi anche. Se li sono spartiti. Nessuno l’ ammette, tutti lo sanno: chi s’ e’ fatto la macchina bella e chi il parquet nelle case popolari mai lesionate; chi s’ e’ regalato l’ hi-fi e chi la vacanza alle Maldive… Gli ultimi due milioni e mezzo di euro, gli aiuti spediti dal mondo intero «senza vincolo di destinazione», il sindaco Luigi Barbieri li ha divisi così: 2.250 euro a testa. Come i pacchi di Pupo. Un «contributo simbolico» a chiunque. Vecchi e neonati. Ricchi e poveri. Single e famiglie numerose. E siccome i soldi avanzavano ancora, che cosa ci si e’ inventati? Un bonus ai morti. Ma mica a quelli del sisma: quelli che, pace all’ anima loro, se ne sono andati anche un mese fa. Mille euro una tantum, a chiunque dal 2002 a oggi abbia avuto in famiglia un lutto qualsiasi, la nonna presa dal coccolone o lo zio malato. L’ enalotto del terremoto non ha ridato sorrisi.

Tre anni dopo, San Giuliano e’ un paese distrutto. Non solo nei muri. Il marito di Carmela, che e’ poi l’ex sindaco Antonio Borrelli, a gennaio sara’ processato per omicidio e disastro colposi, assieme a progettisti e costruttori della scuola: il suo bambino viene insultato in strada, «figlio d’ un assassino», i fiori sulla tomba della figlia morta li strappano e li buttano via. Sono cominciati i lavori di ricostruzione, i cantieri hanno l’ordine di assumere i terremotati, «abbiamo fatto mille solleciti – si stupisce Massimiliano Di Pietro Paolo, direttore degli appalti per la chiesa -, ma nessun operaio e’ della zona: qua litigano e basta». L’ultima, e’ la lite sui soldi.

Benedetti dal sindaco Barbieri, che ci ha fatto la campagna elettorale. Maledetti da qualcun altro. Non ci sta il parroco, don Ulisse Marinucci: «Chi ha donato denaro a San Giuliano non l’ha fatto perché fosse distribuito ai cittadini, a pioggia, senza criteri progettuali. Fra l’altro, 2.250 euro non ti cambiano la vita: se sei povero, lo rimani; se sei ricco, non vieni sfiorato». Non ci sta Antonio Morelli, presidente del comitato vittime: «Non condividiamo la scelta di spartire i soldi in questo modo» (anche lui s’e’ trovato per le mani più del dovuto, racconta, e che ne ha fatto? «Adozioni a distanza», decine di orfani di Beslan, dello tsunami o del Pakistan aiutati – all’insaputa dei donatori – coi contributi pro Molise).

Il primo a non starci però, e per iscritto, e’ il capo della Protezione civile Guido Bertolaso: quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (febbraio 2005) autorizzò il sindaco a utilizzare i «fondi non vincolati», quando si capì che a San Giuliano quei soldi non li avrebbero impiegati in opere, Bertolaso (10 marzo 2005) suggerì d’ evitare almeno il bonus ai morti di morte naturale.

Il parroco, le vittime, il tecnico: voci inascoltate. A San Giuliano hanno acchiappato, poco e subito, e oggi sono sempre tutti lì, nel villaggio prefabbricato, fra rancori e rimpianti, ad aspettare una scuola nuova che ancora non c’ e’, le case nuove che non si vedono. Data fine lavori: 2007 (forse).

Battistini Francesco

L’Espresso – 7 aprile 2009

Niente miracoli a San Giuliano

La promessa di Berlusconi: in 24 mesi una citta’ satellite a L’Aquila. Stessa promessa nel 2002 dopo il sisma in Molise. E non la mantenne

L’Aquila: una citta’ tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama «new town», termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l’inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L’Aquila hanno però qualcosa di déja’ vu: «Entro due anni gli abitanti riavranno le case». Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa (video): «Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un’ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano».

Anche allora il disegno era quello della new town, la citta’ satellite: «Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica».

Non sembrava un’impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. «Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi», ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: «Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verra’ riconsegnato alla completa e normale fruibilita’ degli abitanti».

Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano e’ ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici ‘intelligenti’ ad altissima tecnologia, non se n’e’ vista proprio. Persino per completare la nuova scuola – questo sì un istituto d’avanguardia, definito ‘il più antisismico d’Italia’ – di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: e’ stato lui a presenziarne l’inaugurazione nello scorso settembre. Come e’ lontano quell’autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che e’ stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l’opera con Milano 3 di Basiglio, altra new town del Biscione alla periferia del capoluogo lombardo. A dimostrazione del ruolo di progettista di corte, due anni fa Adriano Galliani spiegò a ‘L’espresso’ di avere nel cassetto un piano di Ragazzi per rifare anche lo stadio di San Siro. L’incarico al ‘triplicatore di Milano’ fu poi formalizzato dal sindaco molisano nel maggio 2003 assieme all’arrivo delle prime sovvenzioni statali: sei mesi erano gia’ stati bruciati per definire la forma giuridica degli interventi.

A quella data, molte cose erano risorte grazie alla sottoscrizione popolare Un aiuto subito lanciata dal ‘Corriere della sera’ e Tg5: un complesso scolastico prefabbricato e 150 chalet del ‘villaggio provvisorio’. Tutto realizzato in legno e considerato molto funzionale dagli abitanti. Le prime vere case sono state consegnate cinque anni dopo la scossa, quando 500 persone vivevano ancora nel villaggio provvisorio mentre un altro centinaio si era trasferito nei comuni vicini, meno danneggiati. Adesso si marcia verso il settimo anniversario e molte delle palazzine sono ancora un cantiere, con gli enti locali sul piede di guerra per ottenere altri contributi destinati alla ‘ricostruzione pesante’ del centro storico.

Di soldi in realta’ ne sono stati spesi tanti. Il Comune ha preventivato un costo di circa 250 milioni di euro. Nei primi cinque anni poco meno di 100 milioni sono andati per rifare le opere pubbliche e le infrastrutture, altri 70 per le case private. Il resto e’ oggetto del contendere tra sindaci, regioni e governo Berlusconi che nell’ultima Finanziaria ha decurtato le disponibilita’. Ma sono in molti a parlare di sprechi nell’uso delle risorse. La Corte dei conti, per esempio, due anni fa ha aperto una istruttoria sulla Regione Molise che aveva ottenuto stanziamenti pari a 700 milioni.

Finora ne sono stati erogati ben 550, spesso investiti in modo discutibile: reti wifi anche per chi vive nei prefabbricati, finanziamenti per il turismo, la sponsorizzazione di un reality show estivo di Mediaset e delle selezioni di Miss Italia. È importante ricordare le dimensioni della tragedia. A San Giuliano nel 2002 ci furono 30 morti, in tutta l’area colpita tra Puglia e Molise i feriti furono 200, gli sfollati 3 mila in provincia di Campobasso e un migliaio in quella di Foggia. Un bilancio drammatico, ma assolutamente non paragonabile con la devastazione dell’Abruzzo dove i morti sono più di 200 e gli sfollati decine e decine di migliaia. Quanti fondi saranno necessari adesso? Il ministro Altero Matteoli ha detto: «A una prima stima, soltanto per l’edilizia e per le abitazioni private i soldi da stanziare si aggirano intorno a un miliardo e 300 milioni di euro, escludendo quello che servira’ all’industria». Ma se San Giuliano con i suoi mille abitanti ha preventivato un costo di 250 milioni, come si può pensare di ricostruire tutto il centro storico dell’Aquila con la somma ipotizzata dal ministro? E ancora, la questione dei tempi. Ha dichiarato sempre Matteoli: «Le case che si dovranno abbattere si possono ricostruire in 24 mesi snellendo tutte le procedure. Con i provvedimenti che siamo intenzionati a prendere si potra’ fare in due anni». Sicuri? La lezione di San Giuliano e’ stata inutile? Prima di promettere, forse sarebbe meglio aspettare e capire. Per non illudere chi ha gia’ sofferto tanto.

Gianluca Di Feo