L’Aquila, Confindustria/Api: anche il nuovo Governo chiede la restituzione di tasse e contributi.
da ageabruzzo.it – Una storia infinita quella delle tasse e dei contributi dei quali L’Aquila era stata parzialmente sgravata. Certo è che se i Governi passano ma le risoluzioni sono sempre le stesse, qualcosa non quadra a monte. Sembra che L’Aquila non conti niente nelle stanze del potere, e non solo a Roma, forse anche nello stesso Abruzzo. Ha affidato le proprie sorti a rappresentanti che in qualche caso rappresentano solo se stessi: e già da un pezzo lo paga. Ma non si dica che la colpa è del Governo cattivo, perché se così fosse ci sarebbe stato margine per far valere i diritti dei buoni. Invece fino ad ora si è solo parlato, spesso e sui giornali: di azioni, invece, se ne sono viste poche.
Addirittura alcuni di quelli che oggi si battono il petto non si sono neanche visti alla manifestazione organizzata nella Capitale, né si sono attivati quando, forti di un ruolo, avrebbero potuto spendersi perché Bruxelles avesse una qualche resipiscenza: di soldi in consulenze se ne spendono tanti eppure non un centesimo per dirimere la questione della supposta concorrenza sleale. Fino ad ora la parola è stata data agli inesperti, gli esperti invece non li ha delegati nessuno per uno studio da brandire in faccia al Governo nazionale ed europeo. Ma chi ha a cuore il futuro delle imprese dell’Aquila? perché non disponiamo di uno straccio di parere legale e tecnico sulla questione e perché non è ancora stata neanche pensata un’azione legale nei confronti di un Governo che con la tarantella della restituzione sta distruggendo quello che rimane delle imprese abruzzesi? Si parla di patti sotto banco nei quali la moneta di scambio è L’Aquila: svenderla a pezzetti e a pochi centesimi per la promessa di una poltroncina un po’ più grande è un gioco scontato per chi è abituato a perseguire gli interessi propri in luogo di quelli che rappresenta. ”Nelle pieghe del DDL 588 (cosiddetta Legge Comunitaria), allarticolo 35, leggiamo (è stato ricopiato alla lettera il testo dellemendamento bocciato prima dello scorso Natale) che le Imprese alle quali, a seguito del sisma del 6 aprile 2009, era stata riconosciuta, con Legge dello Stato del 2011, la riduzione al 40% del carico tributario e contributivo, dovranno versare per intero (seppure in 120 rate) tutto il rimanente 60% – si legge nella nota diramata oggi da Confindustria L’Aquila..
“Anche volendo prescindere dalla considerazione che l’Italia si definisce Patria del diritto, se unImpresa, dopo aver pianificato per gli anni a venire la sua situazione economico-finanziaria basandosi su una Legge emanata dal Parlamento, deve rivedere e ribaltare i suoi conti è, quasi certamente, destinata a chiudere i battenti. E non basta immaginare di aver concesso degli aiuti di stato illegittimi perché il cratere sismico abruzzese è stato interessato da uno degli eventi naturali più disastrosi accaduti in Italia e, pur non volendo fare di tutta lerba un fascio, si può affermare che TUTTE le imprese operanti nel cratere, indipendentemente dal livello del danno subìto, per il solo fatto di operare nellarea, vanno considerate meritevoli di un sostegno quale quello deciso (peraltro dopo una lunga vertenza ) dal Parlamento Italiano, che ha riconosciuto un abbattimento parziale delle imposte e degli oneri previdenziali e che non può certo essere considerato “aiuto di stato”. Di aiuto di stato si potrebbe parlare se si fosse configurata una situazione di disparità tra imprese, per il fatto che alcune possono essere considerate agevolate sul mercato avendo fruito di un sostegno statale rispetto alle altre che non lo hanno ottenuto. Nel nostro caso la decisione del Parlamento di abbattere, per un periodo limitato, al 40% tasse e contributi andava esattamente nel senso contrario e, cioè, tentava di ripristinare il livello della pari concorrenza tra le imprese del cratere (precipitate in recessione) e le altre imprese limitrofe che, per loro fortuna, non erano nelle stesse condizioni. Il mancato rispetto di determinati obblighi comunitari da parte delle autorità italiane rischia oggi di penalizzare imprese che – in assoluta buona fede e nel rispetto di disposizioni nazionali – hanno usufruito di misure intese a far fronte ai danni provocati da calamità naturali. Se così è, il Governo dovrà farsi carico dellerrore e non gettarne le conseguenze sulle Imprese, delle quali moltissime si troveranno in situazione di insolvenza ed avranno difficoltà a comprendere le ragioni sottese ad un eventuale recupero degli aiuti, in un momento già drammatico e pervaso da tensioni sociali per leconomia nazionale in generale ed aquilana in particolare”.
Dello stesso tenore l’esternazione dell’API, l’Associazione Piccole industrie dell’Aquila. Di seguito.
Siamo stati facili profeti qualche settimana fa quando abbiamo risollevato il problema della restituzione del 60% di tasse, tributi e contributi che sembrava caduto nel dimenticatoio.
Ovviamente la spada di Damocle a cui facevamo riferimento a questo punto è caduta e ci si ritrova nella “solita” situazione di mettere una pezza a colore ad un problema che andava affrontato con maggiore fermezza e decisione.
L’articolo 35 del DDL 558 arriva come una mannaia sull’area cratere ma non possiamo dire che sia del tutto inaspettato.
L’unica novità di rilievo, e non è cosa da poco, è che il Governo mette nero su bianco quello che l’UE aveva richiesto da tempo senza difendersi, senza difenderci e senza colpo ferire cercando così di nascondere le pesanti responsabilità della politica.
È stata colpa degli uffici governativi preposti dell’allora Governo Berlusconi, che hanno omesso a suo tempo la comunicazione alla CE, se si era arrivati alla richiesta delle procedura di infrazione, giunta al tempo del Governo Monti, per evitare la quale noi (non i colpevoli) siamo stati chiamati all’”onere della prova”, eppure questo particolare sembra sfuggire al Governo Letta che se ne lava le mani lasciando la patata bollente a tutti i terremotati d’Italia (Abruzzo, Umbria e Marche, Molise e Puglia) ma “omettendo” alcuni collegi elettorali importanti quali l’Alessandrino, le Cinque Terre e tutte le altre zone vittime di calamità differenti che hanno però usufruito delle medesime agevolazioni.
Decisamente bipartisan, nella politica italiana, la caratteristica dell’assoluta incapacità ad affrontare situazioni di emergenza in cui dovrebbe invece emergere la capacità di leadership.
Adesso però tocca correre ai ripari rispondendo in modo puntuale alle richieste non più procrastinabili, ma chiediamo che si portino avanti, in modo corale e sinergico, tutte le altre iniziative ancora possibili tra le quali una denuncia (di natura politica e giudiziaria) nei confronti dello Stato italiano che aveva legiferato in materia costituendo di fatto un danno irreparabile all’economia delle zone devastate dal sisma. Non consentiremo a chi ci governa in modo così approssimativo a canzonatorio di farsi vanto dei risibili successi sulla ricostruzione e di nascondere la testa nella sabbia quando creano disastri di pari entità delle calamità che colpiscono i territori di questa martoriata penisola. (Agenzia Giornalistica Economica d’Abruzzo – ageabruzzo.it) |