fonte: AdnKronos
Il 7 Aprile i Presidenti degli Ordini Regionali dei Geologi saranno a L’Aquila per studiare i luoghi distrutti dal terremoto del 6 aprile 2009. Alle ore 11.30, nella sede Ance di Via De Gasperi, terranno una conferenza stampa congiunta.
“Per la prima volta in Italia” ha detto Nicola Tullo, presidente dell’Ordine Regionale dei Geologi abruzzese “un terremoto ha colpito un capoluogo di regione di oltre 70mila abitanti, con un centro storico importantissimo. Ha colpito tanti paesi caratterizzati da un’edilizia estremamente vulnerabile. In Abruzzo, come del resto in tutta Italia, le istituzioni da sempre hanno investito pochissimo nella conoscenza del territorio e ancor meno nella prevenzione, ed anche quando si e’ investito in conoscenza le risultanze sono state spesso disattese. E L’Aquila ne e’ un esempio: visto che si sono costruiti, grazie anche all’assenza di leggi specifiche, insediamenti in prossimita’ di faglie che si conoscevano ed in zone altamente vulnerabili alle sollecitazioni sismiche, come si conosceva peraltro la vulnerabilita’ sismica di numerosi edifici crollati”.
Il tema della prevenzione sara’ il punto di partenza della discussione.
“Da anni” ha proseguito Tullo “l’Ordine dei Geologi dell’Abruzzo ha proposto, purtroppo inutilmente, alle varie amministrazioni regionali che si sono succedute, di destra e di sinistra, la costituzione di una Struttura Geologica e Sismica Regionale. Una Struttura tecnica specializzata, che si occupi di tutte le problematiche geologiche, idrogeologiche, sismiche, dando assistenza tecnica e scientifica per la prevenzione dei rischi geologici e della difesa del suolo, che proponga leggi specifiche, che predisponga, tra l’altro, linee guida per gli studi geologici e sismici nei vari settori, che elabori carte tematiche aggiornate affinché i vincoli posti per la tutela del territorio siano certi e non vessatori. Invece i geologi continuano ad essere quasi totalmente assenti nelle amministrazioni pubbliche abruzzesi come in tante altre realta’ regionali. Ed a distanza di un anno dal terremoto nulla e’ cambiato né in termini di organizzazione delle strutture regionali né in termini di normative a favore di una maggior sicurezza. Benché il terremoto dell’Aquila abbia dimostrato ancora una volta quanto la conoscenza geologica sia importante, quanto l’effetto sito sia stato determinante nella conta dei danni, il ruolo del geologo continua ad essere assolutamente secondario. Ordinanze poco chiare e Linee Guida dalla discutibile utilita’, sminuiscono la figura del geologo. Il giudizio tecnico e l’esperienza vengono del tutto ignorati a favore di prescrizioni rigide, che non seguono alcuna logica di ottimizzazione e talora datate e incuranti dello stato dell’arte. Si doveva aspettare un terremoto così disastroso per iniziare a parlare, in Abruzzo come in tante altre Regioni, di microzonazione sismica. Eppure, in un Paese sismico come l’Italia, la microzonazione sismica deve essere resa obbligatoria per tutti i Comuni, dando alle amministrazioni fondi e precise direttive. I Comuni devono essere messi in condizione di poter revisionare i propri strumenti urbanistici sulla base di un’accurata conoscenza geologica, geomorfologica e sismica del proprio territorio, ossia sulla conoscenza delle sue criticita’, della sua vulnerabilita’ e dei suoi pericoli reali”. I Geologi, infatti, da sempre chiedono maggiori attenzioni e investimenti per la conoscenza del territorio e per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici. “Combattono, anche nelle sedi istituzionali” ha ricordato Nicola Tullo “contro l’arretratezza culturale che li relega troppo spesso a ruoli paranaturalistici senza il riconoscimento del nesso evidente tra caratteristiche geologiche del territorio e corretta tecnica del costruire. Il paese e la collettivita’ non possono fare a meno di geologi preparati che sappiano risolvere le emergenze ma sopratutto che siano messi in condizione di poter concorrere in modo non effimero alla programmazione e gestione del territorio. Tutti i cittadini devono sapere che l’Italia (e l’Appennino centro-meridionale in particolare) e’ un territorio che presenta un’elevata probabilita’ che si verifichino terremoti di intensita’ più o meno elevata, con conseguenze e danni su persone e cose che saranno funzione della distanza dalla fonte sismogenetica e della sua tipologia. Il patrimonio edilizio attuale e’ altamente vulnerabile all’azione sismica e ciò, solo qualche anno fa, aveva stimolato ipotesi di lavoro orientate alla certificazione di ciascuna unita’ abitativa che oggi, probabilmente, varrebbe la pena di riproporre, migliorandole anche alla luce degli ultimi eventi. A ciò si aggiunga il rischio vulcanico, persistente in varie aree del Centro e del sud Italia, il diffuso rischio geomorfologico, idrogeologico e idraulico che sistematicamente affliggono le cronache invernali e primaverili dei giornali e delle TV”.