Castelnuovo, distrutto dal terremoto e dimenticato

da politicambiente.it

Castelnuovo, frazione di San Pio delle Camere (paese del senatore Franco Marini) ad una trentina di chilometri dall’Aquila, era un borgo fortificato. Ora e’ completamente raso al suolo, sembra un paese bombardato. Il 95 per cento delle case e’ da abbattere ma molto spesso le abitazioni sono venute giù da sole, con la scossa del 6 aprile e con le successive. Questo piccolo paese, più defilato di altri, non ha avuto l’attenzione dei media. “Politicambiente”, a sei mesi dal sisma, comincia da qui un reportage sulle realta’ del terremoto dimenticate.


Doveva essere un bel paesino e si doveva vivere bene a Castelnuovo. Un borgo fortificato su una collina e poi a scendere, ad anelli. Con case di pietra e calce, portoni in legno lavorato e battacchi in bronzo, archi e cornici delle finestre nella classica pietra abruzzese.Ora c’e’ solo distruzione. Le macerie stanno ancora lì: accanto alla Chiesa di San Giovanni Battista devastata, ai palazzetti squarciati, alle macchine parcheggiate ma accartocciate, come dopo un frontale a folle velocita’. Non ci sono puntellamenti. E non ci sono parole sufficienti per descrivere quanto sia esteso lo sfacelo.

LE GROTTE, INTERROGATIVO SULLA RICOSTRUZIONE –  A rendere più incerto il futuro di Castelnuovo vi sono i ”grottoni”, cavita’ a volte naturali a volte scavate, nel passato, dall’uomo. I geologi della Campania hanno compiuto dei rilievi. Dovranno essere incrociati con quelli che che stanno elaborando in questi giorni gli studenti di Ingegneria dell’Universita’ di Firenze. Ma il sindaco Giovanni Costantini anticipa che “all’80 per cento il paese non sara’ ricostruito dove era proprio a causa del sottosuolo non adatto”.

LE CASETTE – Intanto sono cominciati, sotto al borgo vecchio, i lavori per i moduli abitativi provvisori (map). Saranno 75 nell’area più grande, vicino ad un centro polifunzionale in legno donato dal Comune di Segrate. Altri 14 map sorgeranno nell’area piu’ piccola. Poi ve ne sono 26 per San Pio, che ha avuto danni non comparabili a quelli della frazione. Le casette per gli sfollati dovrebbero essere pronte ”al massimo entro fine ottobre” secondo le stime del sindaco Giovanni Costantini. Anche se in paese circolano altre voci. Si parla di dicembre e nel cantiere stesso chi lavora sa che si consegnera’ entro fine anno.

LA TENDOPOLI – I cittadini rimasti a Castelnuovo, quelli che non sono andati negli alberghi al mare o altrove perché devono lavorare o perché sono anziani e non vogliono spostarsi, sono un’ottantina e si trovano ancora in tenda, nel campo che in questi sei mesi e’ stato gestito dalla Protezione Civile della Toscana. La cucina e’ stata smantellata, come la ludoteca per i bambini, dopo le disposizioni della Protezione Civile nazionale di chiudere i campi entro il 30 settembre, anche se dopo l’ultima scossa di 4.1 del 24 settembre la chiusura sembra slittata. Il paese nel frattempo si e’ ”autogestito” per la mensa e si deve mangiar bene, visto che in cucina ”comanda” il titolare de “La Cabina”, il ristorante all’ingresso del paese ed anch’esso crollato.

I TEMPI – Il Comitato Ricostruiamo Castelnuovo, che si e’ costituito dopo il terremoto, lamenta i ritardi con cui sono cominciati i lavori per i map. Anche perché  per la fine dei lavori vanno considerati gli imprevisti, soprattutto il maltempo. “Nessun ritardo – risponde il sindaco  -. E’ l’input che e’ arrivato tardi dalla Protezione Civile nazionale”. Costantini ha preteso infatti la sicurezza sulla copertura finanziaria (un milione e 500 mila euro) per lo sbancamento delle tre aree, le piattaforme per i map, le opere di urbanizzazione. “La delibera comunale e’ di giugno e la prima informazione sulla copertura e’ arrivata al Comune il 3 agosto”, fa sapere. Poi e’ stata indetta la gara di appalto. Ed eccoci a meta’ settembre, data di consegna del cantiere.

Nel frattempo però non si sa, qualora dovessero chiudere il campo, dove sistemare le persone (alberghi nel Teramano?). “Nessuna iniziativa e’ stata proposta ai cittadini – afferma Umberto Alessandrini, presidente del Comitato Ricostruiamo Castelnuovo – ma c’e’ gente che da Castelnuovo non può allontanarsi per motivi di lavoro”. E come fare con il freddo che sta arrivando, sotto alle montagne del Gran Sasso?

TRASPARENZA – Gli abitanti di Castelnuovo rivogliono il loro borgo dove era. E temono che i rilievi possano essere usati per dimostrare che non si puo’ ricostruire nel paese vecchio, visto che farlo lì e’ impresa costosa, significa mettere in sicurezza le case ma anche le cavita’ nel terreno. E per far questo ci vogliono investimenti e un progetto di largo respiro, cose che non può sostenere un’amministrazione comunale da sola. Non a caso, prima del terremoto, “era stata la Commissione Grandi Rischi a fare uno studio per la bonifica delle grotte sotterranee che perforano la collina”, fanno sapere dal Comitato. Si sarebbero dovuti cominciare i lavori ma poi e’ arrivato il terremoto.

Infine, ma non e’ ultimo tra i problemi, la questione nei centri storici delle case dei non residenti. Senza contributi non potranno essere ricostruite o ristrutturate anche quelle dei residenti, visto che nei borghi sono affiancate le une alle altre. Il risultato? Sarebbe quello di avere interi borghi fantasma.