Lo spreco legato alla burocrazia. Le casette destinate a chi ha l’abitazione classificata E o F, i nuclei familiari hanno case B e C.
(da ilCentro.it del 17 ottobre 2010, articolo di Catia Di Luigi)
Dei 57 map realizzati nel comune alle porte del Parco, costati quanto una casa in muratura e cioe’ oltre 1000 euro al metro quadrato, contando gli oneri di urbanizzazione, gli allacci delle utenze domestiche e l’arredo completo, ne resta un terzo inoccupato. Eppure cinque famiglie montoriesi, per un totale di dodici persone, vivono ancora in albergo e costano allo Stato circa 50 euro pro capite al giorno. Potrebbero usufruire di quei map vuoti, ma la burocrazia li fa restare in hotel.
Sono famiglie che rientrano nei casi di tipologie di danno classificate come “B” e”C”, ovvero la loro abitazione e’ temporaneamente inagibile o parzialmente inagibile, per cui non possono occupare i moduli, secondo quanto spiegato dal sindaco di Montorio Alessandro Di Giambattista.
I map vuoti sono così tornati nelle “mani” della Protezione Civile prima e poi in quelle del commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi, e sono a disposizione di chi ne facesse richiesta. Ma il bando per l’assegnazione, scaduto lo scorso maggio, e’ andato quasi deserto. Nessun terremotato dell’Aquila si e’ voluto spostare nella cittadina dell’entroterra teramano, se non due famiglie residenti nel comune di Crognaleto.
«Ho sollecitato più volte gli organi competenti sulla questione», ha detto Di Giambattista, «e ho anche proposto di spostare gli sfollati, che vivono ancora negli alberghi, nelle casette. Ma allo stato attuale delle cose, mi e’ stato risposto che ciò non e’ possibile.
Attualmente i map vuoti non sono più nella disposizione del nostro Comune». Ma il primo cittadino non si arrende: «Spero», aggiunge, «che questa situazione possa sbloccarsi al più presto come da noi prospettato».
Secondo quanto dichiarato dagli uffici comunali occorre un ulteriore decreto per poter assegnare i map a chi ha danni minori, poiché i moduli sarebbero destinati a chi abitava in edifici catalogati totalmente inagibili (tipologie “E” ed “F”). Così, per un intoppo burocratico, le diciannove casette con giardino e posto auto, dotate di cucina, salotto, camere da letto, bagni arredati, televisore e tendaggi restano vuote mentre lo Stato continua a pagare gli alberghi, a chi e’ ormai stanco di vivere in spazi angusti e con orari ben precisi per pranzare e cenare.