da Repubblica
Abbiamo appena saputo da Roberto Formigoni che a L’Aquila la nuovissima casa dello studente, ecocompatibile, antisismica, risparmiosa, sobria e anche gentile alla vista, ha una data di scadenza come un bastoncino findus. “Tra trent’anni sara’ inutilizzabile”. La fantastica affermazione e’ del presidente della Lombardia, contenuta in una indignata dichiarazione a commento delle voci di indagini della Procura della Repubblica del capoluogo abruzzese sul tragitto che ha condotto il dono dei cittadini lombardi nelle mani della Curia locale. Che oggi gestira’ la Casa e domani, cioe’ tra trent’anni, ne diverra’ proprietaria giacché essa sorge su terreni suoi, concessi a titolo gratuito per l’edificazione di questa struttura a tempo.
Quei terreni dunque (45 metri di larghezza per 190 di lunghezza per 1700 metri quadrati) ora nudi e incolti tra trent’anni torneranno – nell’ultima versione dei fatti fornita – vergini giacché l’edificio (128 posti letto) si spegnera’ come un malato terminale. La vita prevista e possibile del manufatto non va oltre quel tempo. Così dice Formigoni.
Mettiamo da parte l’inchiesta, ed escludiamo dalla riflessione i motivi che hanno indotto la regione Lombardia, insieme alla Regione Abruzzo, a consegnare senza alcuna gara di evidenza pubblica (a quel che oggi sembra) le chiavi della casa dello studente alla Curia invece che all’ente universitario a cui e’ istituzionalmente affidata la gestione dell’ospitalita’ per gli iscritti fuori sede. Concentriamoci invece sull’inciso, nascosto in una lunga dichiarazione, che ha fatto dire al governatore lombardo come l’edificio, tra trent’anni, sia “non più utilizzabile”. Versione confermata in una nota stampa nella quale si registra che allo scoccare del periodo assicurato di vita la costruzione sara’ “parzialmente o totalmente da rifare”.
Il diavolo, come sempre, fa (fortunatamente) le pentole ma non i coperchi. Formigoni purtroppo, ha registrato il consigliere regionale del Pd Pippo Civati, si e’ affidato alla Rubner di Bolzano, impresa specializzata in costruzioni in legno (dodicimila) che da decenni le semina nel mondo ed e’ pronta a certificare, e infatti lo certifica, quanto siano belle e comode, energeticamente insuperabili, naturalmente a prova di fuoco e soprattutto durature: molto meglio di quelle costruite col calcestruzzo, in grado di restare in piedi e in perfetta forma “centinaia di anni”. Secoli e secoli, così la notifica di Rubner che ha gestito i lavori per un costo affatto modesto: 8,7 milioni di euro.
La teoria formigoniana della casa di panna montata, parecchio suggestiva, se confermata svilupperebbe l’idea che anche quelle consegnate da Berlusconi, simili nella tipologia e fattura costruttiva, saranno cenere tra pochi anni. Riconducendo così la frenetica attivita’ governativa di questi mesi sulla celere ricostruzione d’Abruzzo, e il discreto battage pubblicitario che ne e’ seguito, a un maestoso e collettivo effetto ottico. O anche a una magia: ecco le case. E domani, opla’: le case non ci sono più (e di nuovo tutti giù per terra…).