L’Aquila, 14 novembre 2009
“Caro Presidente Napolitano,
nella Sua recente visita nella nostra Terra sottolineò la fiducia riposta nelle istituzioni dalla nostra popolazione. E si, di fiducia ne abbiamo avuta tanta, nelle amministrazioni centrali e locali. Abbiamo vissuto mesi nelle tende per non abbandonare la nostra Terra perché ognuno di noi aveva ed ha i suoi buoni motivi per restare”. “Abbiamo per questo sopportato mesi di vita nelle tende, invece che in moduli provvisori come si era sempre fatto per gli altri terremoti, avendo fiducia nella promessa “a settembre un tetto per tutti”.
Settembre e’ passato da un pezzo, siamo entrati nell’ottavo (!) mese di tenda, le promesse non sono state mantenute e la temperatura, come la fiducia, inevitabilmente scende sotto-zero”. “Ci viene proposto di trasferirci in alberghi lontani dalla nostra citta’. Chi non e’ stato evidentemente capace di gestire l’emergenza, ora vorrebbe che dopo otto mesi abbandonassimo il nostro territorio. Se non una casa, chiediamo quanto meno una soluzione per restare qui e non morire di freddo. Lo chiediamo da maggio. Ci viene risposto che i tempi non permettono soluzioni tempestive”.
“Dopo otto mesi! Dopo aver constatato che le Istituzioni, quando vogliono, possono procedere con la massima urgenza e rapidita’: in occasione del G8 vennero di fatto costruite strade e un aeroporto in men che non si dica. Le situazioni di emergenze vanno affrontante con sforzi eccezionali”.
“Sono, caro Presidente, in una situazione di emergenza centinaia di persone, molte delle quali anziane, costrette a dormire in tenda a zero gradi? E’ una situazione tollerabile in un Paese civile a otto mesi dal sisma?”. “Al nostro rifiuto di “farci deportare” la Protezione Civile sta rispondendo con ricatti pratici e pressioni psicologiche: minaccia di staccare la corrente elettrica, toglie i servizi di assis tenza essenziali, abbassa paurosamente la qualita’ del cibo, praticamente immangiabile. Le visite delle forze dell’ordine si fanno sempre più frequenti. Tenta insomma di renderci la vita ancora più impossibile, come se questa fosse vita …
Quale fiducia dobbiamo riporre in queste Istituzioni? In chi ci ha per mesi ingannato ed ora ci minaccia? Perché dei cittadini che chiedono il minimo per la sopravvivenza debbono essere percepiti dalle Istituzioni come un problema da eliminare?”. “Ma, come si dice, la speranza e’ l’ultima a morire. Per questo ci rivolgiamo a Lei, la più alta Istituzione, perché si diano risposte al nostro problema. La soluzione e’ semplice, a portata di mano e, soprattutto, immediata: moduli removibili, container, qualsiasi cosa ci faccia uscire dalle tende e rimanere nella nostra Terra. E’ chiedere troppo alle Istituzioni l’installazione in pochi giorni di qualche decina di soluzioni abitative temporanee?”.
“E’ la nostra ultima speranza, il nostro ultimo tentativo. Se anche questo risultera’ vano, la inviteremo nelle tende dove le riconsegneremo le nostre schede elettorali. In una democrazia che nega i bisogni fondamentali che senso ha andare a votare?”.