da repubblica.it
Avvengono davvero i “miracoli”, nel cratere del terremoto. Case classificate D e poi E – vuol dire gravemente danneggiate e bisognose di importanti lavori – all’improvviso, e senza la visita di muratori e carpentieri, vengono classificate A, ossia perfettamente agibili. Chi abitava dentro a queste case e’ rimasto in tenda, in camper o negli hotel della costa per sei mesi, sperando di ottenere un tetto sicuro. Per alcuni il sogno si e’ realizzato, con la consegna della chiave degli appartamenti nelle Case antisismiche. Pochi giorni di tepore e anche di felicita’ (“Finalmente una casa vera, c’e’ pure la lavastoviglie”) poi la doccia fredda. “La vostra casa e’ tornata ‘A’. Dovete andarvene da qui.
Avete trenta giorni di tempo”. Intanto ci sono altri due indagati per i crolli-killer del terremoto: sono accusati di omicidio colposo e disastro colposo per la morte di due studenti tra le macerie del Convitto nazionale.
Via Verzieri, nella frazione di Preturo. Sei palazzi dell’istituto autonomo case popolari che qui si chiama Ater. Dieci famiglie in ogni palazzo. La scossa del 6 aprile manda tutti fuori di casa. Anna Maria Orsini abitava nel palazzo ai civici 10-11. “Come tutti gli altri abbiamo cercato un rifugio. Quasi tutti in tenda, io mi sono arrangiata comprando un camper, per ospitare mia madre che e’ malata. Il 20 aprile, due settimane dopo il terremoto, e’ stata fatta una verifica. Nel nostro palazzo e in quello di fianco (ai civici 12-13), dalle prove sclerometriche risulta che il calcestruzzo risulta scadente. Si chiedono carotaggi e altre prove. Stessa analisi per i due palazzi ma uno, il nostro, e’ classificato D e l’altro E. Visto che non possiamo rientrare a casa nostra, facciamo domanda per quelle che tutti noi chiamiamo “le case di Berlusconi”. Ma per entrare la tua casa deve essere classificata E. Chiediamo alla Dicomat, l’ufficio della Protezione. Ci rispondono che i civici 10-11 e 12-13 risultano fare parte di un “unico aggregato”, mappato con il numero 493937, e pertanto anche il nostro palazzo deve considerarsi E, inagibile. Il dato viene confermato anche dal computer. Io e gli altri aspettiamo dunque il colloquio di verifica prima di entrare nelle nuove case. Alla fine di settembre vengo finalmente convocata. Mi chiedono tutto: noi in famiglia siamo in 6, chi lavora deve presentare la busta paga, la mamma invalida deve presentare i certificati… Tutto in regola. Il 9 ottobre firmo il contratto di comodato d’uso gratuito e il giorno dopo entro. Una grande gioia. Tre camere da letto, due bagni. Ho trovato qui cinque famiglie che abitavano nel mio palazzo. Tante altre arrivano dai palazzi a fianco del nostro”.
Poi le prime voci. A una signora del palazzo 12-13, classificato E, che aveva chiesto la “casa Berlusconi” rispondono che non e’ possibile accontentarla perché la sua casa adesso e’ A. “Facciamo tante telefonate, cerchiamo incontri. La conferma ufficiale e’ arrivata ieri. Nel sito del Comune il nostro palazzo adesso e’ A, mentre quello a fianco – nella verifica del 20 aprile si diceva che era messo male come il nostro – resta E. Ma anche quegli inquilini tremano, perché hanno paura che un altro “miracolo” renda agibili anche i loro appartamenti provocando lo sfratto dalle nuove case. Lavori non ne sono stati fatti, in nessun palazzo. E noi ci chiediamo: se il palazzo era sicuro, perché ci hanno fatto vivere come disgraziati nelle tende per sei mesi? Se non era messo bene, come ha fatto a tornare agibile, senza che nessuno abbia visto un gru o un’impalcatura?”.
Un caso degno del dottor Azzeccagarbugli. “La direzione dell’Ater adesso ci dice che il palazzo sarebbe inagibile non a causa del terremoto ma perché costruito con materiali scadenti. Ma noi non cediamo. Prima di rientrare nei nostri appartamenti, vogliamo una verifica vera. E vogliamo sapere la verita’. Siamo inquilini, non carne da macello”.