di Luca Migliarini
Le dichiarazioni dei nostri amministratori locali allarmate ed allarmanti che ormai da giorni fluttuano nell’aria riguardo la situazione gestionale per la ricostruzione, tuonano come l’inizio di un violento temporale con annesso voltafaccia della bella stagione che a breve ci sorprendera’ nelle nostre tende, nelle nostre roulotte e nei nostri bivacchi di fortuna.
Anche il ferragosto, messo inesorabilmente alle spalle, segna ormai il giro di boa di questa stagione passata all’aperto. Ora la vita di un tipico terremotato ha di fronte a sé solo una serie interminabile di punti interrogativi che a più di 4 mesi dal sisma ancora non hanno avuto risposta.
La gravita’ della situazione che si sta delineando giustifica questo ennesimo grido di aiuto.
La messa in campo del progetto C.A.S.E., opera per carita’ di indubbio spessore, purtroppo servira’ a risolvere momentaneamente solo i problemi di pochi ed il teatrino delle visite, della bandiere piazzate e delle firme sui caschi degli operai e’ ben lontano dalle aspettative e dalle speranza dei terremotati ed e’ totalmente disconnesso dalla realta’.
Una realta’ fatta di un futuro imminente a dir poco sconcertante.
Perché se fino ad oggi gli aquilani si sono armati di forza e coraggio per vivere a tutti i costi nella propria citta’ con mezzi e sistemazioni di fortuna, poco potranno contro il rigore del prossimo inverno, che presentera’ il suo, chiamiamolo così, preventivo, alla prima vera perturbazione di fine agosto.
Anche le speranza dei possessori di case dichiarate B e C si sono infrante nell’assurdita’ delle circolari, delle ordinanze e dei chiarimenti emanati in maniera sconfusionata e a mò di sciame sismico che hanno fatto sì che ad oggi non una pietra fosse ancora posata per la riparazione del danno.
E gia’ perché la tanto sponsorizzata “ricostruzione leggera”, quella che avrebbe dovuto scorrere via liscia ed in tempi brevi e che avrebbe permesso ad una buona fetta di cittadini di rientrare nelle proprie case e’ ben lungi da trovare una via chiara e definitiva che permetta una legittima riparazione della propria abitazione, senza problemi economici e procedurali.
Si e’ palesata drammaticamente una inefficienza e impreparazione nel gestire la parte più snella di tutta “l’emergenza sisma”. I 4 mesi dall’evento sono stati scanditi dalla circolare di Berlusconi, dall’emanazione del prezziario, dagli indirizzi procedurali, dagli accordi tra le Banche, dalla circolare di De Bernardinis, dalla nota di Cialente e, dulcis in fundo, dagli annunci di una ennesima imminente circolare che curera’ per gli aspetti finanziari…più che un ingegnere ed una impresa, occorrono un team di legali!
L’aspetto legato al finanziamento poi ha davvero del diabolico.
Il contentino dei 20 milioni di euro depositati al Comune dalla Protezione Civile suona un po’ come una presa in giro per i cittadini bisognosi della propria abitazione e per imprese vogliose di lavorare e guadagnare. Ne serviranno molti, molti di più.
E come verranno erogati, a ben vedere, ancora non e’ dato sapere.
Da un lato le rassicurazioni, messe nero su bianco, di De Bernardinis sul pagamento diretto del Comune, dall’altro l’accordo tra le Banche e la Cassa Deposito e Prestiti che prevede un finanziamento ventennale per il cittadino con l’apertura di un conto vincolato.
Dove le due teorie si incontrino e’ un arcano ancora da svelare e comunque di difficile comprensione da parte del terremotato medio.
“Il danno verra’ finanziato al 100%” …così si e’ sempre detto, ma nel frattempo spunta fuori che l’eventuale finanziamento della Banca ha un tetto di € 80.000. E se i danni sono maggiori? E se il cittadino intende effettuare il cosiddetto “miglioramento sismico” previsto negli indirizzi di ricostruzione, per un costo massimo di 150€/mq (valore tra l’altro ridicolo)?
E se il cittadino nel frattempo, armato di molto coraggio, ha presentato al comune un progetto che costa 100.000€, cosa succedera’ alla luce di quello che potra’ essere scritto nella nuova imminente circolare?
La chiarezza non fa parte di questo mondo e dire che bastava copiare quello scritto 10 anni fa nel terremoto Umbria-Marche.
Se queste sono fino ad ora le premesse, cosa succedera’ quando si dovra’ metter mano alle case “E” e al centro storico della citta’ e dei nostri paesi?
In quel caso la faccenda e’ davvero complicata e necessita di attenzione, ingegno ed operativita’…facolta’ profuse nella realizazaione delle C.A.S.E., ma totalmente ignorate nella ricostruzione di ciò che era prima L’Aquila, della quale silenziosamente e subdolamente si sta celebrando un lento funerale.
Luca Migliarini