“Ho 35 anni e sono una donna. Sono tornata a L’Aquila ed ho vinto la mia maggiore paura, quella della terra che trema. Ora mi tocca andare via perché in questa citta’ non ho più un lavoro”- questa la denuncia amara e schietta di una ragazza aquilana.
Situazione comune a tanti giovani che, mentre flussi di persone si muovono da tutta Italia per venire a lavorare e sistemarsi nel ‘cantiere più grande d’Europa’, essi sono costretti alla fuga perché il cantiere non trova per loro un impiego.
Possibile che nessun profilo di ex lavoratori autoctoni sia compatibile con le attuali esigenze del mercato del lavoro? Possibile che con tanta crisi dobbiamo imbarcare solo e prevalentemente gente da fuori?
Possibile che questo Stato si occupi solo degli stranieri, di detenuti o ex-detenuti, e di ex tossico-dipendenti? Per gli italiani niente certezza, niente sicurezza, solo una parola – quando ci va bene – precariato! Sì perché adesso e’ diventato difficile anche arrivare a guadagnare questo status! Eppure le persone di cui si parla sono giovani che hanno investito il loro tempo e le loro monete nelle universita’ statali.
Ma ‘L’Italia e’ una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto.’
Il lavoro e’ un diritto garantito dalla Costituzione. Ricordiamocelo quando una giovane infermiera muore per manifestare il diritto al suo stipendio… Quando i dipendenti di una clinica abruzzese lavorano da più di un anno gratis per non perdere un lavoro che chissa’ quando gli verra’ pagato…. Quando costantemente leggiamo di morti sul lavoro per mancata applicazione della normativa sulla sicurezza… ricordiamocelo, che teoricamente siamo garantiti costituzionalmente!
Emanuela Bruschi