“E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno”. Queste le parole pronunciate al telefono dal dipendente dell’Anas, Carmine Ricca, alle 15.35 del 18 gennaio 2017, poco più di un’ora prima che una valanga travolgesse l’Hotel Rigopiano di Farindola. Ricca è a colloquio con il responsabile del settore viabilità della Provincia, Paolo D’Incecco, che ride della battuta del suo interlocutore.
Anche Ricca ride e aggiunge: “Cioè, ho capito che dobbiamo arrivare fin lì, però insomma è una bella tirata, lo sai meglio di me”. I due stanno parlando della possibilità di distaccare una turbina, che ritengono stia operando nel circondario di Penne e incidentalmente fanno dei riferimenti alla situazione dell’Hotel Rigopiano.
D’Incecco chiede: “Quanto tempo… oggi pomeriggio non si può fare niente?”. Ricca risponde che “mò, penso… oggi… la Madonna che c’è qua… eh… mo’ penso no”. D’Incecco a quel punto chiede se se ne parli per la mattina seguente e il dipendente dell’Anas conferma che “sì, almeno domattina, anche perché quello con la turbina fino a mò ha faticato…”.
In Abruzzo la Carta valanghe ancora non c’è – Ci vorranno 3 anni per avere la Carta Valanghe della Regione Abruzzo. La mappa, che se fosse esistita avrebbe probabilmente evitato i 29 morti di Rigopiano, verrà realizzata dal professor Roberto Nevini, geologo dell’università di Siena, che ha vinto l’appalto della Regione Abruzzo. Nevini è il riferimento dell’Aineva, associazione interregionale neve e valanghe, che mette insieme il Nord e il centro Italia, e si occupa espressamente di mappe del rischio in montagna.
La base dell’appalto è stato assegnato ai primi di novembre, era di oltre un milione di euro e dovrà mappare oltre 4 mila chilometri quadrati. Nelle informative dei carabinieri Forestali sulla tragedia di Rigopiano si parla espressamente della ”consapevolezza del rischio” da parte dei funzionari regionali. Già nel 2012, si legge, il direttore dei lavori pubblici Pierluigi Caputi aveva ”acquisito la cognizione dell’esistenza del rischio valanghe e della necessità di procedere alla redazione della Carta di localizzazione del pericolo come prevenzione del rischio”.
Anche i successivi dirigenti regionali sono a conoscenza dei rischi, tanto che nel 2014 la Giunta Chiodi approvava ”il catasto storico delle valanghe e ordinava di realizzare la carta di localizzazione del pericolo”. ”In realtà il dirigente regionale Carlo Giovani sembra aver paventato al nuovo governo regionale insediatosi dopo le elezioni del maggio 2014 la necessità della realizzazione della CLPV su tutto il territorio regionale e la contestuale richiesta di fondi”. A rafforzare questa consapevolezza viene ricostruito quanto accaduto nelle forti nevicate del 2012 e che ”negli ultimi 20 anni sono stati oltre 20 i decessi dovuti a travolti da valanghe”.
Ma ”la Regione Abruzzo oltre a non stanziare e programmare i fondi necessari per la CLPV ha lasciato l’Ufficio Rischi incendio boschivi e valanghe praticamente senza personale”, si legge, tanto che ”la mancanza di personale ha avuto un riflesso negativo sulla vicenda di Rigopiano”. Carenze segnalate al punto che ”i disservizi dovuti alla mancanza di personale presso l’ufficio si appalesa proprio nei giorni 17-18 gennaio 2017 quando a causa del maltempo un dirigente non può raggiungere il posto di lavoro e non può divulgare alla stampa il pericolo valanghe 4”. Dopo la tragedia i tempi si accelerano e si arriva all’appalto andato in porto a novembre.
(ANSA)