L’AQUILA: LUCA E GIULIA, LA GIOIA DELL’ABBRACCIO DEI BIMBI CONGOLESI

adozionedi Marianna Gianforte, laquilablog.it – Un piatto di pastasciutta al sugo preparato da nonna Elvira Angelone, consigliere comunale di Navelli dal 1999, e fettine panate – il piatto che piace ai bambini di tutte le latitudini – e poi via a giocare con tutti quei giochi che in Congo, nella regione a est dilaniata da un duro conflitto civile, non esistono. Per i fratellini congolesi Patrick (tre anni) e Debà (quattro) ieri è cominciata una nuova vita in Italia, all’Aquila, nella casa dei genitori adottivi, l’anestesista del San Salvatore, Luca Aloisio, e il medico di un laboratorio analisi privato, Giulia Troiani, rimasti coinvolti nella complessa vicenda diplomatica che ha visto bloccati per oltre sette mesi, a Kinshasa, 31 bambini regolarmente adottati da famiglie italiane.

Schermata 2014-05-29 alle 00.23.54Il lieto fine di una vicenda che rischiava di protrarsi almeno fino al settembre prossimo secondo quanto sempre sostenuto dal Congo, è arrivato ieri, quando dall’orfanotrofio con poco cibo e niente giochi, Patrick e Debà sono volati in un Paese diverso e sicuro.

Alle 10,35 l’atterraggio all’aeroporto militare di Ciampino, dove sono arrivati insieme ad altri 29 bambini con un aereo dell’Aeronautica militare, accompagnati dal ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. Alle 15 già scorrazzavano nella nuova casa aquilana, che ora dovranno imparare a conoscere.

Ma sono ancora 130 le coppie di altre nazionalità che stanno aspettando di riabbracciare i loro piccoli.

Dottor Aloisio, come siete stati informati che i bambini stavano per arrivare in Italia? «Inrealtà ce lo aspettavamo già, perché siamo stati in contatto tutte le settimane, in questi mesi, con la Farnesina. Sapevamo che c’era una trattativa in corso, ma non siamo in grado di dare dettagli in merito. Lo Stato italiano ha fatto un lavoro straordinario, faticoso, c’erano persone alle nostre spalle che non hanno smesso mai di trattare con il governo congolese per trovare una soluzione. Dopo una prima telefonata dell’ex premier Enrico Letta, è stata quella fatta da Matteo Renzi il 24 aprile scorso a sbloccare la situazione».

Perché le autorità congolesi non volevamo lasciare partire i bambini, tutti regolarmente adottati?

«Da quel che abbiamo appreso, c’è stato un problema di irregolarità sulle adozioni con altri Paesi, tra cui il Canada. Problemi che non riguardavano l’Italia – che ha norme molto ferree sulle adozioni – ma che comunque ha tirato in ballo tutti gli altri Stati».

Schermata 2014-05-28 alle 23.53.38Come avete vissuto voi questa esperienza?«Sempre con fiducia, sia io che mia moglie Giulia, che ha vissuto momenti di apprensione, ma è rimasta forte. Quando siamo andati a prendere i nostri due bambini, nel novembre scorso, avendo avuto tutte le autorizzazioni necessarie e dopo otto anni di attesa per un’adozione, non potevamo immaginare tutto questo. Il governo congolese si è rifiutato di mettere un semplice timbro  che ci avrebbe permesso di partire con loro. Invece, siamo rimasti bloccati per due mesi a Kinshasa, in un orfanotrofio, con Patrick e Debà e tutti gli altri. Mangiando riso, lavandoci con l’acqua fredda di un pozzo e vivendo in condizioni difficilissime. Poi, allo scadere dei nostri permessi di soggiorno, il 14 gennaio scorso, il governo del Congo ci ha letteralmente cacciati via. Sembrava che, in quel momento, ci fossero difficoltà tra i due Stati. Il distacco è stato doloroso. Abbiamo comunicato con i bambini tramite Skype in questi mesi».

Ora, che futuro immagina per i due fratellini? Quest’estate farete una vacanza? «No, niente viaggi, abbiamo già viaggiato abbastanza. Vorremo dare loro un futuro di serenità. I nostri due bambini, gemelli genetici, sono nati in una regione in conflitto. Staremo tutti insieme in famiglia, cercheremo di creare per loro un’atmosfera amorevole. Poi, a settembre, andranno all’asilo».

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