di Sergio Rizzo, Corriere della Sera – Ci sono casi in cui è triste dover ricordare: l’avevamo detto.
Il rapporto della Commissione europea sul modo increscioso con cui sono stati spesi i fondi europei per il terremoto in Abruzzo è uno di questi.
Non serviva certo un ispettore di Bruxelles per scoprire che il costo delle abitazioni del progetto Case era spropositato non rispetto alla bottiglia di spumante, o alle lenzuola nuove con le cifre (le cifre!) che gli sfollati trovarono nel frigorifero e nella stanza da letto. Spropositato rispetto al mercato e alla qualità delle costruzioni: 2.700 euro al metro quadrato. Né per accorgersi che nel centro storico di una delle città più belle e importanti d’Italia, la seconda del Paese per numero di edifici vincolati, la ricostruzione era pressoché paralizzata, al punto che a quattro anni e mezzo da quella tragedia sono stati restaurati appena due immobili. E neppure per rendersi conto dell’andazzo della spesa per la messa in sicurezza dei palazzi storici, pagata un tanto a snodo dei tubi innocenti: per decine e decine e decine di milioni.
Questa storia era sotto gli occhi di tutti, ampiamente documentata dalle inchieste giornalistiche, dalle denunce che correvano sulla rete, dai libri scritti da protagonisti di quella battaglia quali l’animatrice del movimento delle carriole Giusi Pitari, e perfino da un film documento: Draquila di Sabina Guzzanti, che per questo era stata additata come disfattista dagli esponenti del governo allora in carica, quello di Silvio Berlusconi.
Ma la relazione stesa dal funzionario di nazionalità danese incaricato di indagare a fondo sugli sprechi del dopo terremoto, rivelata ieri da Attilio Bolzoni su Repubblica, dice anche di più. Dice per esempio che i materiali impiegati erano scadenti. Scadenti, c’è scritto proprio così. E tornano alla mente le parole pronunciate in quella frase intercettata per telefono a un affarista che diceva a suo cognato: «Io quella notte ridevo…». Frase che meglio non avrebbe potuto descrivere lo scenario che qualcuno già aveva in mente, e non soltanto il signor Francesco Maria De Vito Piscicelli. |
Il rapporto degli ispettori europei è un atto d’accusa spietato nei confronti di un Paese che non soltanto spreca i fondi europei (ma questo, ahimé, non è affatto una novità), ma nel quale c’è persino chi non esita a speculare sul dolore: nell’indifferenza, se non addirittura talvolta la complicità, di una classe dirigente inadeguata e miope.
Tanto miope da trattare drammi come quello del terremoto in Abruzzo, e questo vale anche per tutte le catastrofi che hanno martoriato il nostro territorio quali il sisma in Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia o le frane nel messinese, non al pari di emergenze dell’intera nazione, ma alla stregua di faccende «locali» che riguardano esclusivamente gli abruzzesi, gli emiliani, i lombardi, i cittadini di Messina… E che al massimo possono servire alla propaganda politica.
Immaginiamo la rabbia di tanti vigili del fuoco, soldati, volontari che hanno salvato centinaia di vite a prezzo della propria e si sono prodigati fino al limite del sacrificio per aiutare i fratelli più sfortunati, leggendo ciò che ha scritto il signor Søren Søndergaard.
Per questa vergogna che ha gettato sul Paese, qualcuno dovrebbe chiedere scusa anche a loro.
Sergio Rizzo
Corriere della Sera, 5.11.2013