di Giampiero Giancarli, da IlCentro.it – L’AQUILA. Gli amministratori pubblici dicono che i soldi per la ricostruzione ci sono. Le parole sono queste ma i fatti sono altri. Lo provano sulla loro pelle i piccoli imprenditori che sono senza soldi. C’è anche chi esce allo scoperto e mostra la cruda realtà che non appartiene solo a lui ma anche a tanti altri operatori della ricostruzione. «Da due anni aspetto che mi vengano pagati i lavori che ho fatto», racconta Tito Paolelli, titolare di una piccola impresa artigiana, moglie e quattro figli, «e ora, per pagare i debiti, sto vendendo i beni di famiglia. Nei giorni scorsi abbiamo dato via un collier e un bracciale d’oro di mia moglie, beni che non vedremo più. Tutto questo per fronteggiare spese, quali il mutuo per la casa, una piccola cifra da restituire alla banca, e altri uscite tipiche di qualsiasi famiglia. Per ora andiamo avanti così ma fino a quando?».
Eppure Paolelli , che ormai non lavora da oltre un anno senza incassare un solo euro, avanza ben 140mila euro. «Dopo il terremoto», racconta, «con la mia piccola impresa ho lavorato a Camarda facendo opere di demolizione e messa in sicurezza. Il tutto per 180mila euro. Una parte mi è stata pagata ma quei soldi sono stati adoperati per comprare del materiale e pagare stipendi e contributi ai dipendenti. Poi più nulla». «In tempi più recenti», prosegue il racconto di Paolelli, che è originario di Tornimparte, «ho avuto notizia dall’interno che Comune che sarei potuto passare a riscuotere almeno una parte dei 140mila euro che mi spettano. Nel frattempo, confidando in questo pagamento, che davo per sicuro, ho acquistato anche un furgone che mi serve per lavorare». |
Poi la doccia fredda. «L’altra mattina», ricorda, «sono andato in Comune convinto che a quasi due anni dalla fine dei lavori avrei potuto incassare qualcosa». Ma il funzionario municipale addetto ai pagamenti è stato categorico. «I soldi sono finiti, provi a ripassare più in là». Questa la risposta, senza appello, che ha gelato il sangue a Paolelli il quale aveva già pianificato già come impiegare quei soldi che purtroppo non ci sono. Almeno per ora. [continua a leggere l’articolo su Il Centro]