L’AQUILA: LA SENTENZA, GLI SCIENZIATI E I «GIORNALISTI GRANDI RISCHI»

GIORNALISTI GRANDI RISCHI – di Primo Di Nicola, da L’Espresso Blog

Questa grande sceneggiata degli scienziati (scienziati?) e studiosi italiani che si scagliano contro i giudici dell’Aquila per la condanna comminata ai loro colleghi della Commissione Grandi Rischi  per le accomodanti ed eccessivamente tranquillizzanti comunicazioni che fecero alla popolazione abruzzese proprio alla vigilia della terribile scossa di terremoto del 6 aprile 2009, ricorda tanto la reazione dei giornalisti di fronte alle pene sanzionate a carico del direttore del “Giornale”  Alessandro Sallusti.

Incuranti della verità dei fatti, insorgono tutti all’unisono nella classica reazione corporativa. I primi, gli scienziati e gli studiosi gridando ai quattro venti che i loro colleghi sono stati condannati all’ombra del Gran Sasso per «non avere saputo prevedere il terremoto».  Una oscenità giurida e scientifica, dunque, dei martiri. I secondi si battono e manifestano per invocare nuove leggi e un lasciapassare per un giornalista «ingiustamente condannato per un reato di opinione».

Peccato che tutti sappiamo come  stanno le cose. Gli scienziati sanno che all’Aquila gli esperti della Commissione Grandi Rischi sono stati condannati  non già per la mancata previsione, ma per avere assecondato comunicati tanto (troppo) rassicuranti (guardacaso tanto desiderati dall’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso che li annunciava in una indimenticabile telefonata) da indurre la popolazione a rimanere in casa quella notte.

I giornalisti sanno invece che nel caso di Sallusti la condanna è stata  confermata in Cassazione non per l’espressione di una nobile opinione, ma per aver  pubblicato un articolo nel quale si riferivano fatti e circostanza mai verificatesi.

Morale: la verità non  interessa a nessuno. Neanche ai giornalisti.


Primo Di Nicola
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