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Più che una stretta, sulle Province si prepara la tagliola. Con l’obiettivo di risparmiare – attraverso un probabile dimezzamento – più di 1 miliardo di euro. Ma la riorganizzazione include anche prefetture, questure, sovrintendenze, provveditorati, uffici Inps.
Ieri lo spiraglio per l’accelerazione. “Stiamo studiando una soluzione che ci consenta di anticipare il capitolo Province al cdm di venerdì” lasciano trapelare da Palazzo Chigi.
L’ipotesi è accorpare gli attuali 110 enti – costo 17 miliardi di euro l’anno circa – per ridurne il numero. Tre i requisiti minimi per la sopravvivenza individuati già da tempo dall’esecutivo: i 350 mila abitanti, i 50 comuni sul territorio, i 3 mila chilometri quadrati di estensione. In un primo momento si era detto che, per restare in vita, una Provincia dovesse avere almeno due requisiti su tre. In questo caso si passerebbe da 110 alla metà circa (54, l’ipotesi).
Il presidente della Provincia di Teramo, Valter Catarra, ritiene che tagliare le province di Teramo e Pescara, accorpandole rispettivamente con quelle dell’Aquila e Chieti, sarebbe “un’aberrazione per ovvie ragioni storiche, geografiche, territoriali e socio-economiche”.
In altre parole, si andrebbero ad eliminare le due province che rappresentano il motore e il cuore pulsante dell’Abruzzo. “Ve lo immaginate il Comune di Teramo in provincia dell’Aquila o il Comune di Pescara in provincia di Chieti? Se un accorpamento è pure pensabile per l’area metropolitana Pescara-Chieti, appare del tutto improponibile per Teramo e L’Aquila”.
(Repubblica.it / CityRumors.it) |