Bologna: le due torri, Asinelli e Garisenda, sono sotto costante osservazione da parte dell’INGV: “Qualche differenza c’è”.
di ENRICO MIELE – Tra gli “effetti collaterali” del terremoto, che in questi giorni ha messo in ginocchio molte zone dell’Emilia Romagna, c’è da includere anche l’impatto, non certo lieve, del sisma sulle Due Torri. Sarà colpa dell’età, ma Asinelli e Garisenda, con quasi dieci secoli di storia alle spalle, soffrono a ogni nuova scossa. “La nostra impressione è che, dopo il forte terremoto dei giorni scorsi, qualche differenza nelle torri ci sia. Per ora non sappiamo dire in che termini, aspettiamo i risultati delle analisi, ma siamo preoccupati da queste continue scosse”. La fisica Arianna Pesci, 39 anni, ha trascorso la scorsa notte quasi in bianco. Mentre la città si addormentava, lei, scienziata dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) era in piazza Ravegnana a monitorare le “sue” torri. Preoccupata, quasi come una madre, per queste due altissime figlie (97,2 metri la più alta delle due), ma con le gambe fragili e qualche problemino dovuto all’età (la Garisenda è inclinata per più di tre gradi dal lato est su via San Vitale). “Ora dobbiamo elaborare i dati – ripete con apprensione – la prossima settimana avrete una risposta”.
La domanda è scontata, e riguarda il reale stato di salute delle due “signore”. Al posto del termometro, Arianna Pesci per monitorarle ha usato un laser scanner. Strumento, simile a quelli dei film di fantascienza, che ricostruisce in 3D con milioni di punti l’immagine delle torri. L’accuratezza è al millimetro. Si piazza a pochi metri da un edificio (la fisica l’ha testato anche su Palazzo d’Accursio) e si inizia un’accurata perlustrazione virtuale. Quello che potrebbe salvare la vita alle torri, mostrando per tempo le zone critiche, assomiglia a “un piccolo televisore giallo”.
“L’ho usato perfino per monitorare i crateri dei vulcani – spiega – ad esempio sul Vesuvio”. La scorsa notte ha quindi passato ai raggi x le due strutture per capire l’impatto che la scossa di magnitudo 5.8 ha avuto sui mattoni: “Siamo alla caccia di possibili indizi. Ora il nostro obiettivo è un accurato studio morfologico per capire le zone di maggiore fragilità”. Già, perché le torri sono fragili. E soprattutto si muovono. Millimetri impercettibili a occhio nudo. “Già nel 1902 il professor Cavani scoprì che il calore del sole le faceva muovere”. Ma dopo 900 anni gli acciacchi non si contano: entrambe hanno diverse gradi di inclinazione a seconda dei lati, ci sono punti dove i mattoni sono “affaticati” mentre in altre zone sono gonfi a causa del peso: “Si pensi a una lattina di Coca Cola. Se la pieghiamo, vediamo che alcune parti rientrano, altre si deformano. È quello che è successo alle torri nel tempo”. Altro problema, quello della torsione (“è come strizzare una lattina”). Entrambe sono piene di “rientranze”, “bombature” e “zone di compressione” nei punti di massimo carico.
“Oggi le due torri presentano zone di evidente “debolezza”, dobbiamo capire come hanno reagito a queste centinaia di scosse”. Mentre parla, la fisica dell’Ingv sfoglia il corposo dossier consegnato a Palazzo d’Accursio già nel 2010, quando l’istituto mise nero su bianco le sue preoccupazioni sullo stato di “affaticamento” delle torri. “Il timore è che il terremoto abbia peggiorato la situazione, e gli interventi di consolidamento degli ultimi anni potrebbero non bastare”. Entrambe costruite per durate nei secoli “ora sono affaticate dall’età ma siamo fiduciosi sulla loro tenuta”.
Nell’attesa, ad ogni scossa Arianna sarà ai loro piedi. Un lavoro sempre fatto di notte “per evitare il frastuono delle auto. E poi ci sono sempre tantissimi ragazzi che si fermano e restano con noi fino all’alba perché hanno interesse per il nostro lavoro”. Che ovviamente non si ferma qui. L’intera città è “osservata” dagli esperti dell’Ingv con occhio scientifico: “In quanti sanno che quando piove molto, le falde acquifere si “caricano” e il suolo della città si alza di alcuni centimetri?”. Ma tutte le energie sono concentrate sulle torri. E martedì sera, mentre i bolognesi speravano di non dover correre in strada, nel cuore della notte, a causa dell’ennesima scossa improvvisa, lo staff della Pesci ha passato ore ai piedi delle torri, cuore e simbolo di Bologna.
(31 maggio 2012 – da Repubblica.it)