L’ha presentata in anteprima un informatico a #occupylaquila. Ora cerca l’interlocutore pubblico per trasformarla in realtà.
(da Wired.it) – “Immagina di stare in un appartamento non tuo e non sapere chi è il padrone di casa. Se si rompe la caldaia a chi telefoni? A L’Aquila è così: i call center ti rimbalzano e tu finisci per dormire al freddo qualche notte”. Quando i giornali raccontano l’Aquila distrutta quasi sempre si soffermano sulle macerie, sugli appalti, sui fondi pubblici. E si dimenticano di raccontare come vivono le persone. Per questo motivo Piergiorgio Leocata, informatico aquilano di 38 anni, domenica si è presentato in piazza Duomo, a #occupylaquila, per raccontare L’Aquila dal punto di vista degli aquilani e presentare la sua proposta.
“Subito dopo il terremoto il problema più grande era trovare gli uffici pubblici. Le persone dovevano consegnare pratiche e chiedere informazioni e non sapevano dove andare, le sedi cambiavano in continuazione a causa dell’emergenza. Così ho inventato laquiladove.it, per geolocalizzare i luoghi di interesse pubblico, idea che è stata poi copiata decine di volte”, racconta Piergiorgio Leocata.
Un paio di anni dopo, l’infomatico ha riflettuto su un’altro problema: la mancanza di servizi vicino agli appartamenti dei progetti C.A.S.E: niente tabaccherie, farmacie, negozi. “ Volevo creare un’altra piattaforma che aiutasse nel concreto i miei concittadini: stiamo d’altronde parlando di 17mila persone che vivono isolate. Avevo pensato alla spesa online. Poi però mi sono reso conto che c’era un problema più urgente: la manutenzione nelle C.A.S.E.”. La trafila attuale, come si legge in alcuni post, è piuttosto farraginosa: si chiama un call center legato a una cooperativa e si rischia di entrare in un loop di rimballi di responsabilità che durano giorni.
“La mia idea? Una piattaforma online dall’interfaccia semplice per segnalare il problema. L’ho chiamata OneMis, che è l’anagramma del nome di mio figlio Simone e l’abbreviazione di one mistake. Basterebbe inserire il codice del proprio appartamento, e chi effettua la manutenzione avrebbe una mappa dettagliata dei guasti”. E mostrerebbe anche eventuali difetti congeniti degli impianti.
“Non solo. La piattaforma potrebbe ospitare altre idee e diventare un incubatore di servizi web per queste specifiche aree Progetto CASE”, continua Piergiorgio. Il progetto è stato depositato e aspetta il momento giusto per diventare realtà: “ Finora non è stato facile capire chi fosse l’interlocutore a cui presentare OneMis: il governo, o ancora meglio il ministro Barca, la protezione civile, il Comune? Ora che la fase emergenza sarà terminata, potrò forse capire a chi rivolgermi nell’amministrazione locale”.
Ma a tre anni dal terremoto, servirà ancora la piattaforma? Gli abitanti non sono destinati a tornare nelle loro case? “ Ormai i grossi agglomerati ci sono e non li butteranno certo giù. I più fortunati se ne sono andati e altri che riusciranno a combattere per sistemare i propri appartamenti li seguiranno. Ma tanti altri sono destinati a rimanere”, conclude Piergiorgio. OneMis è stata pensata per loro.
(da Wired.it)