E’ con una riflessione sull’ultimo film di Ermanno Olmi che l’arcivescovo del’Aquila, Monsignor Giuseppe Molinari, apre il suo intervento sul numero di “Vola”, quindicinale dell’Arcidiocesi, in distribuzione in questi giorni.
Un film controverso ed ambiguo che presenta un’idea di bene svincolata dalla fede e riduce il cristianesimo ad una semplice religione sociale. Quello che ne viene fuori e’ una situazione preoccupante che dimentica la centralita’ di Cristo e la missione della Chiesa, che, seppur a volte peccatrice, e’ l’unica depositaria di questo messaggio di salvezza universale.
L’esempio del film mostra la tendenza ormai dilagante di dimenticare la ricchezza del messaggio cristiano e dell’adagiarsi sul racconto di cio’ che puo’ mettere in crisi la Chiesa e svalutare il suo operato. Questa tendenza – commenta il direttore di Vola, don Claudio Tracanna, e’ ormai una prassi di alcuni soprattutto nel mondo dei media che, mettendo tranquillamente da parte il codice etico, “si scagliano con gioia libidinosa – scrive l’arcivescovo – su tutto quello che puo’ offuscare il volto della Chiesa e dei cristiani”. Monsignor Molinari si riferisce, in particolare, ad una delle inchieste sul terremoto che ha visto coinvolte anche le gerarchie della chiesa aquilane in alcune intercetazioni. Chiesa che e’ comunque parte lesa.
A costoro l’operato della chiesa, la buona notizia che “Cristo, figlio di Dio, e’ venuto nel mondo ed e’ nostro salvatore non interessa nulla. Interessa mettere nella massima evidenza le eventuali ombre della Chiesa, vere o presunte”. Facilmente si ergono a “difensori della giustizia e dei deboli”, mentre si appiattiscono “sulle piccole povere storie della debolezza umana, censurando gli orizzonti di speranza che il cristianesimo ha aperto agli uomini”. “Le nostre debolezze ci pesano e ne chiediamo perdono a Dio e ai fratelli” – afferma l’arcivescovo – “ma e’ cosi’ triste la sorte di chi, con la scusa delle nostre debolezze, si rifiuta di accogliere Cristo e la sua salvezza”