[da Repubblica] Il terremoto non finisce il giorno dopo e le macerie non sono solo quelle che si vedono. Ancora oggi un bambino abruzzese su sei è vittima della sindrome post traumatica da stress (Ptsd), rivive lo stesso attimo drammatico delle scosse, prova paura intensa, orrore e senso di impotenza. Questo è il dato più rilevante fra i tanti raccolti in due anni dallo studio “Rainbow” sui disturbi psicopatologici dei bambini abruzzesi. Gli esiti della ricerca, promossa dall’Ordine dei camilliani, finanziata dalla Caritas e coordinata dall’ospedale Bambin Gesù di Roma, sono stati presentati al convegno romano “Bambini e catastrofi naturali: quale salute mentale”.
Lo studio non ha precedenti nel suo genere, sia perché ha preso in considerazione solo bambini e giovanissimi (i dati in letteratura riguardano in genere gli adulti vittime di eventi bellici) sia per la vastità del campione analizzato: 1.750 minorenni, 550 dei quali fra i 3-5 anni e 1.200 nella fascia d’età 6-14, tutti reclutati all’Aquila e nel resto della regione. Dal campione iniziale, grazie all’aiuto di questionari compilati dai pediatri di famiglia, sono stati selezionati circa 320 bambini più a rischio, i quali sono stati quindi sottoposti a un approfondimento diagnostico neuropsichiatrico.
I risultati dicono che il 38% di loro soffre di disturbi psicopatologici: dall’ansia ai disturbi del comportamento e dell’affettività, come umore fragile, ipervigilanza e controllo, reazioni alterate al contesto, fino alla Ptsd. Più nel dettaglio, nella fascia d’età 6-14 anni, il 54% dei bambini aquilani ha presentato disturbi psicopatologici, contro il 36% dei coetanei del resto dell’Abruzzo. Il disturbo più frequente è l’ansia, con l’81% di prevalenza (54 per cento nel resto del territorio), segue il Ptsd col 15,4% (0,4 delle altre province). Nella fascia 3-5 anni non è stato registrato alcun problema neuropsichiatrico rilevante se non ansia e un 2,5% di Ptsd.
È evidente, spiegano gli esperti, che la risposta al trauma varia: più vicino è l’epicentro del sisma più é intenso il disturbo. Più piccolo è il bambino, poi, minori sono gli effetti subìti, grazie alla presenza per i più piccoli di fattori di protezione – a cominciare dalla famiglia più presente e avvolgente – ed al diverso livello di sviluppo del sistema nervoso e della coscienza al momento della tragedia.
“La psicopatologia che segue una catastrofe è stata sottovalutata e sottostimata nella popolazione pediatrica. Ora, con questo studio possiamo dire che il problema c’è”, ha commentato a latere del convegno Stefano Vicari, responsabile della neuropsichiatria infantile del nosocomio pediatrico romano. Ma cosa rischia un bambino traumatizzato? E qual è l’effetto della cronicizzazione dei disturbi post catastrofe? “Ansia e Ptds limitano la qualità della vita del bambino, il suo presente. L’assenza di interventi mirati, psicosociali o anche farmacologici, può alterare la sua felicità personale futura e nel tempo portare a comportamenti antisociali. L’intervento terapeutico, peraltro – spiega il neuropsichiatra – , è stato parte integrante del nostro studio in Abruzzo”.
“Dallo studio Rainbow – dice Vicari – nasce il progetto di un gruppo internazionale di intervento che ha già fatto esperienza sul campo dopo il terremoto in Cile”.