Il Cairo. Una perdita di acqua radioattiva sarebbe avvenuta nelle ultime ore nella piccola centrale nucleare di Anshas, in Egitto, dopo l’esplosione di una pompa del reattore. Lo rivela una fonte dell’Autorita’ egiziana per l’energia atomica, coperta da anonimato, al giornale locale Rose el Youssef, che titola ‘L’Egitto si salva da un disastro nucleare’.La fonte ricorda che il primo reattore di ricerca di Anshas è stato rimesso in funzione di recente senza l’autorizzazione del Centro per la sicurezza nucleare e senza rispettare le norme di sicurezza dei reattori.
La fonte ha spiegato al giornale che un’esplosione è avvenuta ieri nella ”pompa del reattore” e ha provocato la perdita di dieci metri cubi di acqua radioattiva. In base ai criteri dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ha aggiunto la fonte, il ”disastro” è classificabile al terzo livello. La centrale di Anshas si trova a nord del Cairo, nel Delta del Nilo.(Adnkronos)
Continua l’allarme radiazioni a Fukushima, rilevati alti livelli
Alti livelli di radiazioni sono stati rilevati nell’impianto nucleare di Fukushima Daiichi, nel nordest del Giappone, gravemente danneggiato dal sisma tsunami dell’11 marzo scorso. Lo ha annunciato l’operatore Tokyo Electric Power (Tepco), citato dall’agenzia Kyodo News. La Tepco ha spiegato che un robot ha conteggiato ieri fino a 4mila millisievert per ora nell’area sudest dell’edificio.
L’operatore ha anche confermato che due operai della centrale nucleare sono stati sottoposti a dosi di radiazioni in quantita’ molto superiori al limite autorizzato. Nel frattempo, è polemica per la mancanza di trasparenza da parte delle autorita’ sul disastro nucleare.
La Jiji Press fa notare che la “Nuclear and Industrial Safety Agency” (Nisa) non pubblicò i dati raccolti durante il monitoraggio dell’emergenza, compresi quelli riguardanti le quantita’ di sostanze radioattive presenti nell’aria e negli abiti rilevate fra il 12 e il 15 marzo nelle localita’ vicine all’impianto. Stando alla tabelle finora inedite e pubblicate ieri, particelle di iodio e cesio erano state rinvenute fino a 7 chilometri dallo stabilimento il 12 marzo, ossia poco prima che la Tepco iniziasse a sfogare vapore nell’impianto causando così un’esplosione di idrogeno nel reattore 1.