(da PrimaDaNoi.it) La Procura della Repubblica dell’Aquila ha aperto un’inchiesta sugli affitti delle strutture che l’Universita’ degli studi dell’Aquila ha affittato nel post-terremoto. In particolare, sotto la lente di ingrandimento degli investigatori ci sarebbe la facolta’ di Ingegneria, attualmente ospitata in un capannone industriale nella zona Ovest della citta’ occupato in precedenza dall’azienda Optimes.
Da fonti bene informate, interne all’Ateneo aquilano, emerge che il rettore, Ferdinando di Orio, al momento non e’ stato raggiunto da alcun avviso di garanzia.
Il caso nelle scorse settimane aveva creato molte discussioni e polemiche.
A battere in prima linea l’argomento erano stati, tra gli altri, i professori Sergio Tiberti (membro del consiglio di amministrazione dell’Universita’ dell’Aquila), Marco Valente (del senato accademico), Pierluigi Beomonte Zobel (sempre del Cda dell’Universita’), Francesco Bizzarri (della Rsu universitarie) e Brunello Oliva (sempre Cda dell’Ateneo aquilano) . La prima questione sollevata dai docenti e rappresentanti universitari e’ stata quella sull’individuazione da parte del rettore del capannone ex Optimes per ospitare la Facolta’ di Ingegneria.
«Come tutti gli enti pubblici – aveva denunciato Tiberti – l’Universita’ dell’Aquila, prima della stipula di qualsiasi contratto immobiliare avrebbe dovuto, obbligatoriamente, richiedere una valutazione all’Agenzia del territorio, gia’ conosciuta come Ufficio tecnico erariale, per avere una stima valore effettivo dell’immobile. Questa valutazione non solo e’ stata richiesta il 24 luglio 2009, ovvero dopo la stipula del contratto, avvenuta il 15 dello stesso mese, – ha aggiunto Tiberti – ma e’ giunta un anno e mezzo dopo. Vorrei solo sottolineare che la richiesta avanzata per la valutazione per l’acquisto dell’immobile conosciuto come Reiss Romoli e’ invece giunta dopo appena un mese».
Effettuato senza gara e senza alcun confronto con le altre offerte avanzate da altri costruttori «il contratto», spiegò ancora Tiberti, «fu stilato sulla base di un versamento annuo di un canone di 1,9 milioni di euro più Iva, quindi circa 2,5 milioni».
Ma nelle scorse settimane, ha raccontato il rettore stesso, l’Agenzia del territorio ha depositato il parere, affermando che il prezzo per metro quadro doveva essere di 6,48 euro, di molto inferiore a quello pattuito: insomma l’Universita’ ha versato più di quanto dovuto.
Tiberti auspicò l’avvio di una indagine contabile per danno erariale, «da cui possono anche derivare responsabilita’ penali», spiegò. «I contratti si possono sempre disdire ma esistono penali da pagare. La cosa, come docenti, ci preoccupa e molto, dal momento che l’Ateneo non naviga in buone acque, anche per la gestione delle risorse del Fondo di finanziamento ordinario».