“Lo sconcertante spettacolo che sta offrendo la politica regionale non deve assolutamente distogliere i nostri amministratori dai problemi reali che affrontano quotidianamente i cittadini abruzzesi”.
E’ laconico Angelo Taffo, presidente regionale di Confartigianato che, con i dati Istat alla mano, chiede al governo regionale ed all’Assessore alle attivita’ produttive, Alfredo Castiglione, “una politica di responsabilita’”. I dati Istat parlano da se’: l’Abruzzo e’ la regione d’Italia piu’ colpita dalla recessione.
La flessione del PIL nel 2009 e’ stata del 6,9% rispetto ad una media nazionale del -5% (e del Mezzogiorno del -4,3% ) e la disoccupazione in Abruzzo e’ passata dal 7,6% del secondo trimestre 2009 al 9,4% del secondo trimestre 2010; nel 2007, il Centro studi di Confartigianato ha rilevato che l’Abruzzo ha avuto l’IRAP piu’ alta d’Italia, con un’aliquota media del 5,13%. “Finora poco o niente e’ stato fatto da parte della regione per tentare di risolvere la crisi di liquidita’ che attanaglia le imprese” – afferma Daniele Giangiulli, segretario dell’associazione degli artigiani-. Il pacchetto anticrisi proposto dalla regione e’ stato un vero e proprio fallimento.
Confartigianato – aggiunge il segretario – ha piu’ volte suggerito all’assessore Castiglione un provvedimento di consolidamento dei Consorzi Fidi, veri e propri ammortizzatori sociali in momenti di crisi, attingendo dai fondi FESR, ma ad oggi non si vede ancora nulla, l’economia abruzzese e’ al tracollo e le attivita’ continuano a chiudere”. Per il segretario: “E’ indispensabile concentrarsi su provvedimenti concreti che siano di reale sostegno alle imprese artigiane: sbloccare, ad esempio, subito i fondi FAS o affidare la ricostruzione nel territorio aquilano riservando una quota di appalti alle imprese locali”.
“L’Aquila e’ la provincia che piu’ di tutte sta vivendo una fase a dir poco drammatica – conclude il presidente Taffo -. Il governo regionale dovrebbe fare al piu’ presto un censimento sulle capacita’ reddituali degli aquilani, poiche’ migliaia di essi, dal giorno del sisma, sono senza lavoro e prima o poi questo problema verra’ a galla e si dovra’ affrontare con strumenti adeguati.
E’ inutile ricostruire le case se poi, per lavorare, la gente e’ costretta ad andar via”. (AGI)