Come spesso capita da alcuni mesi, L’Aquila ritorna in prima pagina nelle cronache dei giornali, e molti italiani ancora poco consapevoli iniziano a domandarsi su quale pianeta si trovi la citta’, fino ad oggi mediaticamente convinti di un nuovo miracolo italiano. Come fino a poco tempo fa convinti che non ci fosse alcuna crisi, salvo vederne oggi le conseguenze. Cambiano gli argomenti, non la strategia mediatica. Colpevoli sono tanti: il governo e chi ne e’ a capo, la stampa servile e quella poco attenta o abituata soltanto a riportare le notizie così come sono confezionate dall’alto. Le forze di opposizione, incapaci di capire, sopraffatti dall’egemonia mediatica di Berlusconi & C. Che solo oggi vedono le giuste richieste degli aquilani, e forse solo per sfruttarli mediaticamente a loro vantaggio. Attenti, voi tutti, siamo sempre più forti, sempre più incazzati, e sempre più consapevoli dei giochetti politici cui siete abituati. Vi guardiamo, tutti.
Simboli: una bandiera nero-verde che sventola per alcuni secondi al Senato. E’ il nostro simbolo, dell’Aquila vera, che non dimentica i morti e che guarda al futuro. Guardatelo bene, memorizzatelo, lo rivedrete e potreste iniziare a temerlo. E’ un simbolo che va oltre i partiti, oltre le ideologie, oltre lo sport. Un simbolo che ci unisce, sempre di più.
Disperazione: e’ quella che porta 5.000 persone dall’Aquila a Roma. Uomini, donne, ragazzi, di ogni eta’ e ceto sociale. Ho visto aquilani che non vedevo da anni e che non immaginavo venissero mai a Roma, per ore e temperature da sfiancare il turista più allenato. Tutti per chiedere risposte concrete al governo ed al parlamento, per la Ricostruzione della citta’.
VERGOGNA: la prima risposta del governo, che a queste persone, pacifiche prima ancora che terremotati, oppone uno stato di polizia, in tenuta antisommossa, pronti a dare manganellate con estrema facilita’. Cercavano lo scontro, ed in parte lo hanno ottenuto, salvo rendersi conto alla fine che avevano di fronte persone disperate e non facinorosi. VERGOGNA! E’ la risposta da dare al governo, a chi ha diretto le operazioni, ed a quei carabinieri che non hanno esitato a colpire. Anche se con precisi ordini ricevuti, la loro reazione spropositata e’ direttamente proporzionale all’ignoranza su chi avessero di fronte, compresi alcuni loro colleghi. VERGOGNATEVI! E iniziate a domandarvi CHI stavate difendendo, e DA CHI?
Briciole: sono le ennesime sventolate mediaticamente dal governo. Completamente sordo alle richieste degli aquilani. Ripagare le tasse in 10 anni invece che 5 non cambia niente. Le nostre richieste sono chiare, e proverò a riassumerle brevemente per chi, ancora oggi, aquilano o meno, non le conosce ancora.
1. Una legge ad hoc. In cui siano descritti i finanziamenti disponibili per la Ricostruzione, certi ed in tempi decenti. Dove li volete prendere e’ un compito vostro, ma se proprio non avete idea ve ne dò qualcuna: evazione fiscale, ponte sullo stretto, tassa di scopo.
2. Sostegni all’economia ed occupazione: sulla zona franca urbana sono 15 mesi che aspettiamo e sono ancora chiacchiere e promesse. Le tasse, per le quali chiediamo gli stessi diritti di altri terremotati, servono anche a questo: rimborso del 40%, in 10 anni, dopo almeno 5 anni dalla sospensione (il resto sono briciole)
3. Snellimento delle procedure burocratiche: che stanno minando alla base la Ricostruzione. E smettetela di prenderci in giro, sappiamo benissimo che tutte le varie ordinanze, piene di contraddizioni, lacci, lacciuoli, compresa l’attuale struttura tecnica di missione, hanno l’unico obiettivo di rallentare la Ricostruzione. Voi sapete, noi sappiamo, quindi vediamo come snellirle. Anche qui, se non avete idee contattateci.
L’Aquila c’e’, per il momento. E tanti aquilani continueranno a lottare per vederla Ricostruita.
Ed anche se qualcuno continuera’ a dire il contrario: “Abbiamo le idee, abbiamo i progetti, abbiamo le capacita’ per Ricostruire la citta’. Dov’era, meglio di com’era, perché sulla sicurezza non accettiamo più compromessi”. Chiediamo risposte serie per la Ricostruzione. Basta promesse o passerelle mediatiche.