L’Italia ricomincerà dall’Aquila?

La rivolta e’ cominciata quando la donna, esasperata, ha gridato: “Ne ho abbastanza del duce, viva il pane”. … E adesso ci sono 20 mila aquilani che occupano l’autostrada e vogliono sapere. Sta cominciando il dopo.

Articolo da “Il Fatto Quotidiano” del 18 giugno, di Furio Colombo

Sia chiaro. Prima del terremoto non c’e’ terremoto. Prima di Bertolaso non c’e’ Bertolaso. Prima di Berlusconi non c’e’ Berlusconi. Chi si agita cercando di prevenire il terremoto o di arrivare prima di Bertolaso o impedire a Berlusconi di comparire in veste di salvatore e’ spregevole come un pubblico ministero, e va denunciato per quello che e’: imbroglione e di sinistra. Anche a terremoto e vittime avvenuti, anche dopo che gli studenti ospiti de L’Aquila, sono diventati polvere sotto la polvere di un edificio “sicuro” e “verificato” che per economia (la stessa che guida adesso la manovra finanziaria) aveva tre pilastri invece dei quattro indispensabili.
Diciamo la verita’, neppure al berlusconismo, che e’ una forma “strisciante” di golpe (Umberto Eco) era necessario essere ciechi e stupidi. Ma una volta messa in movimento una macchina politica senza contraddizione, la maledizione di credere e dire “ho sempre ragione” si insinua come certi mali che entrano inosservati e quando te ne accorgi e’ troppo tardi. Se pensate che innumerevoli avvertimenti competenti hanno detto e ripetuto ciò che del resto stava gia’ accadendo (il terremoto distruttivo e’ stato preceduto da decine di scosse), vi renderete conto dell’esigenza un po’ folle di mantenere un perpetuo ottimismo. Qualcosa che allarma anche oggi pensando alla crisi “che ci siamo lasciati alle spalle”.

D’altra parte il silenzio sulla previsione sempre più evidente e pressante, e’ la tipica ossessione di controllare tutto e dichiarare tutto “buono” perché sotto la guida del regime, che non può sbagliare. E così devono essere stampa, tv, rapporti internazionali (ma solo con Gheddafi e Putin) e – quando sara’ possibile – la giustizia. Dell’unico periodo della vita pubblica italiana che – ormai sono certo – e’ confrontabile a Berlusconi (il fascismo nelle sue forme più misere) ricordo questo. Nell’inverno del 1942 ero in un negozio di alimentari e un ufficiale della milizia fascista stava obbligando una signora a scrivere su un foglio, cento volte: “Ne ho abbastanza del pane, viva il duce”. La rivolta e’ cominciata quando la donna, esasperata, ha gridato: “Ne ho abbastanza del duce, viva il pane”. Per la prima volta nella mia vita di bambino ho visto un uomo spaventato, aggredito da una folla di donne. Mia madre – sono felice di ricordare – non si e’ tirata indietro. Il Popolo viola era gia’ nato. E adesso ci sono 20 mila aquilani che occupano l’autostrada e vogliono sapere. Sta cominciando il dopo.

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