Un «terribile incubo». Il piccolo (due mesi) piange spesso, non e’ più tranquillo e sereno come prima.
Sente la mancanza della sua cameretta bianca, dei suoi spazi, che lo hanno protetto fin dai primi giorni.
Da quando siamo usciti dalla clinica di Nizza dove ho partorito, ha vissuto a bordo dello yacht. Fuori dal nostro yacht Nathan Falco non e’ più sereno.
«Mi sono messa a piangere, che altro potevo fare? Ho preso al volo due cose per Falco Nathan e sono scesa giù come mi chiedevano di fare. Ho dovuto lasciare la culla, il fasciatoio, le medicine, i prodotti speciali per la pulizia del piccolo. Tutto, insomma. Questa era diventata la sua casa in attesa che finissero la nostra nuova abitazione a Montecarlo, questione di giorni. È stato un trauma per me e per il bambino.
Ho perso il mio latte, ecco cosa e’ successo. E mio figlio si e’ dovuto abituare in fretta e furia a quello artificiale, il pediatra me ne ha suggerito uno molto buono, pare il migliore, però nessun latte artificiale sara’ mai come quello della mamma. Sto prendendo delle cose per farmelo tornare. E sì che lo avevo allattato da subito, pure con sacrifici, perché allattare e’ una cosa bellissima, ma e’ anche stancante, un neonato mangia ogni due-tre ore, svegliarsi di notte per accudirlo non e’ uno scherzo».
Elisabetta Gregoraci