Riservare il 5% dell’importo dei bandi pubblici alle cooperative, istituire un fondo di garanzia ed una struttura per il microcredito per le imprese, favorendo la costituzione di un progetto di sviluppo e di rilancio del tessuto cooperativo aquilano, che dal terremoto ha registrato una diminuzione media del 50% nel numero delle commesse. Sono queste, in estrema sintesi, le proposte delle 107 imprese cooperative aquilane aderenti a Confcooperative, che hanno discusso del ruolo delle imprese cooperative nella ricostruzione questa mattina in un convegno, promosso a L’Aquila all’Hotel Canadian. L’incontro ha visto la partecipazione del vice presidente nazionale vicario di Confcooperative Carlo Mitra, del presidente regionale Giampiero Ledda, dei rappresentanti locali dell’associazione, Alfonso Corneli, Sandra Giordani, Bruno Visoni, dell’assessore comunale alle attivita’ produttive, Marco Fanfani, di Giorgio De Matteis, vicepresidente del Consiglio regionale, Giorgio Rainaldi, presidente della Camera di Commercio, e di Giuseppe Molinari, arcivescovo di L’Aquila.
Ad un anno dal sisma le cooperative non vogliono essere messe ai margini del mercato della ricostruzione. Chiedono piuttosto di poter ripartire dal lavoro, attraverso strumenti di tutela delle realta’ locali, che salvaguardino anche l’inserimento dei giovani e dei soggetti piu’ svantaggiati. Occasioni di occupazione, anche in relazione alle nuove aree del Progetto C.A.S.E., sono molteplici: dalla manutenzione del verde, affidata adesso ad una grossa realta’ nazionale, alla organizzazione di asili nido e servizi per i disabili.
Altri progetti che le imprese cooperative aquilane possono attivare sono relativi alla selezione delle macerie, attraverso la costituzione di nuove cooperative, sociali soprattutto, da impiegare nei centri storici de L’Aquila e dei Comuni limitrofi, che hanno bisogno di queste competenze. C’e’ il settore delle pulizie, storico per le cooperazione aquilane, adesso ferme a causa del crollo e della inagibilita’ dei palazzi del centro storico. Altri progetti riguardano il trasporto degli anziani, dai nuovi quartieri ai centri di aggregazione, che stanno sorgendo nelle diverse aree della citta’. Le cooperative aquilane, infine, potrebbero essere impiegare nella selezione e nella ricostruzione degli archivi storici, il cui patrimonio va riordinato e recuperato, anche attraverso la digitalizzazione, ed infine custodito, all’interno di capannoni industriali.
“Sono state due le criticita’ forti seguite all’emergenza – ha spiegato il vice presidente di Confcooperative, Carlo Mitra – e’ mancato un piano per il rilancio delle piccole e medie imprese, e non e’ stato previsto alcun supporto alla Pubblica Amministrazione locale. Per scommettere sul futuro gli Aquilani devono tornare ad essere protagonisti della propria comunita’.
Bisogna ripartire dai nuovi quartieri costruendo in queste aree servizi per la comunita’, e la cooperazione aquilana e’ pronta a fare la sua parte“. “E’ impossibile pensare ad una vera ricostruzione del sistema sociale ed economico aquilano senza ripartire dal lavoro – ha sottolineato il presidente di Confcooperative Abruzzo Giampiero Ledda – le cooperative erano protagoniste del tessuto economico aquilano prima del terremoto e devono tornare ad esserlo con un ruolo attivo durante la fase della ricostruzione”.
A testimonianza delle difficili condizioni in cui ancora si trovano ad operare le cooperative aquilane Confcooperative L’Aquila ha illustrato i dati emersi dal monitoraggio realizzato tra le imprese cooperative del territorio nel I trimestre 2010. Tra i settori piu’ in difficolta’ c’e’ la cooperazione sociale che, nell’ultimo anno, ha visto diminuire in modo determinante sia il numero dei soci lavoratori, che quello di dipendenti e collaboratori, e registra ancora un numero elevatissimo di cassaintegrati.
Diminuito drasticamente anche il volume d’affari, in seguito al calo della domanda di oltre il 50%. Questo stesso genere di problemi affligge anche gli altri settori, dalla produzione all’edilizia fino al turismo. Tutte le cooperative segnalano infatti grandi difficolta’ nel reperimento di personale specializzato e di commesse, a causa di problemi nell’accesso agli affidamenti diretti e alle gare, spesso con requisiti considerati troppo elevati. A questo quadro si sommano poi la carenza di liquidita’ e la difficolta’ di accesso al credito e ai finanziamenti, e la conseguente impossibilita’ di effettuare investimenti. Unico settore a reggere e’ quello della cooperazione agricola che, essendo radicato principalmente nella Marsica, ha subito solo marginalmente le conseguenze del sisma.