“Lo Stato deve dare ai cittadini, come diritto, ciò che la mafia da’ come favore”. Carlo Alberto dalla Chiesa
Questa frase, che alcuni anni fa ricordava Don Ciotti a Siena, esprime l’essenza fra il vivere in uno stato di diritto o in uno stato mafioso. Noi aquilani siamo divisi, come gli italiani, su molte tematiche, e la maggior parte delle volte la divisione non sarebbe tale se soltanto si mantenesse la politica lontano da alcuni argomenti. Molti aquilani oggi sono sempre più coscienti che i problemi, i fatti, i programmi, le pianificazioni future, vanno criticate non guardando chi propone o fa, ma analizzando cosa si propone o cosa e’ stato fatto.
Tante cose ci dividono ancora, forse meno in confronto a qualche mese fa. Una cosa, sono certo, ci unisce più di altre. NON abbiamo una cultura mafiosa. Quanto fatto a L’Aquila, quanto e’ stato fatto in altri terremoti e quanto si fara’ per altri disastri E’ DOVUTO DAI GOVERNI IN CARICA, NON E’ UN FAVORE.
Ma così non sembra per alcuni politici, che non hanno voglia di impegnarsi a definire seri programmi elettorali, che includano strategie e progetti per la rinascita di questa citta’, di impegni per ottenere finanziamenti certi e rapidi, o gli sgravi fiscali al pari degli altri terremoti, o anche piani efficaci per dare un alloggio in tempi certi a tutti, e nei pressi della zona di residenza.
Invece di pensare a far rinascere questa citta’, velocemente e con la partecipazione attiva della popolazione, questi “signori” non trovano altri argomenti elettorali che quelli riportati in questo volantino (distribuito nelle cassette della posta del piano C.A.S.E.); così come alcuni giorni fa’ un tale Denis Verdini (indagato per l’inchiesta sul sistema gelatinoso) si permetteva di inviare la lettera allegata in questo articolo “Gli abbiamo dato le case, gli aquilani vengano a San Giovanni”.
Questa classe politica, che sia di destra o di sinistra poco importi, e’ la rappresentazione migliore di una CULTURA MAFIOSA strisciante, da estirpare dall’Aquila prima che attecchisca. Come si tolgono le erbacce prima che danneggino i raccolti utili.